Federico Tulli (RomaToday) - Dopo una lunga e delicata indagine contabile da parte della Santa Sede, papa Francesco ha sciolto le riserve dando le chiavi del Vicariato della Capitale, e della sua cassaforte, all’arcivescovo Reina e a don Tarantelli. Ecco la loro storia.
Per cinque mesi nulla è successo. Dopo il commissariamento della Diocesi di Roma, il cui apice si è raggiunto di fatto il 6 aprile scorso quando papa Francesco ha destituito monsignor De Donatis, fino ad allora vicario generale del pontefice per la porzione di diocesi che si trova in territorio italiano, e il suo vice nonché vescovo ausiliare, monsignor Libanori, solo pochi spifferi erano trapelati circa i nomi dei loro possibili sostituti
Addirittura sembrava che il pontefice - che essendo il vescovo di Roma è anche il reggente della diocesi - volesse affrontare senza un timoniere, cioè senza nominare un Vicario generale, il cruciale appuntamento del Giubileo 2025 che nell'arco di un anno porterà in Vaticano (e a Roma) un numero di fedeli compreso tra 32 e 35 milioni per un giro d'affari stimato in circa 17 miliardi di euro. Poi all'improvviso, come un terremoto, tutto è cambiato rapidamente.
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