Un discorso che ha fatto rabbrividire, in particolare il rettore dell'UCL, che non apprezza che gli venga ricordata la differenza tra i sessi e la rispettiva vocazione di ciascuno di essi e che ritiene che questi commenti del papa siano un conservatorismo insopportabile... (Commento di BelgiCatho) .
Alle parole del papa risponde l’Università che
Pubblica un insolito comunicato, non firmato, in cui si ringrazia Francesco manifestando però «incomprensione e disaccordo» riguardo la posizione espressa dal Papa sulla donna nella Chiesa e deplorando le sue «posizioni conservatrici» sul ruolo della donna nella società. In particolare viene contestata questa frase di Francesco: «Donna è accoglienza feconda, cura, dedizione vitale». Per Louvain-la Neuve si tratta di una posizione «deterministica e riduttiva» che respinge ribadendo il suo essere una Università «inclusiva e impegnata nel combattere la violenza sessista e sessuale» e invitando la Chiesa ad intraprendere «lo stesso cammino, senza alcuna forma di discriminazione». (Avvenire)
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Grazie, Signora Rettrice, per le sue cortesi parole. Cari studenti, sono contento di incontrarvi e di ascoltare le vostre riflessioni. In queste parole sento passione e speranza, desiderio di giustizia, ricerca di verità.
[...]
Pensare all’ecologia umana ci porta a toccare una tematica che sta a cuore a voi e prima ancora a me e ai miei Predecessori: il ruolo della donna nella Chiesa. Mi piace quello che tu hai detto. Pesano qui violenze e ingiustizie, insieme a pregiudizi ideologici. Perciò bisogna ritrovare il punto di partenza: chi è la donna e chi è la Chiesa. La Chiesa è donna, non è “il” Chiesa, è “la” Chiesa, è la sposa. La Chiesa è il popolo di Dio, non un’azienda multinazionale. La donna, nel popolo di Dio, è figlia, sorella, madre. Come io sono figlio, fratello, padre. Queste sono le relazioni, che esprimono il nostro essere a immagine di Dio, uomo e donna, insieme, non separatamente! Infatti le donne e gli uomini sono persone, non individui; sono chiamati fin dal “principio” ad amare ed essere amati. Una vocazione che è missione. E da qui viene il loro ruolo nella società e nella Chiesa (cfr S. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Mulieris dignitatem, 1).
Ciò che è caratteristico della donna, ciò che è femminile, non viene sancito dal consenso o dalle ideologie. E la dignità è assicurata da una legge originaria, non scritta sulla carta, ma nella carne. La dignità è un bene inestimabile, una qualità originaria, che nessuna legge umana può dare o togliere. A partire da questa dignità, comune e condivisa, la cultura cristiana elabora sempre nuovamente, nei diversi contesti, la missione e la vita dell’uomo e della donna e il loro reciproco essere per l’altro, nella comunione. Non l’uno contro l’altro, questo sarebbe femminismo o maschilismo, e non in opposte rivendicazioni, ma l’uomo per la donna e la donna per l’uomo, insieme.
Ricordiamo che la donna si trova al cuore dell’evento salvifico. È dal “sì” di Maria che Dio in persona viene nel mondo. Donna è accoglienza feconda, cura, dedizione vitale. Per questo è più importante la donna dell’uomo, ma è brutto quando la donna vuol fare l’uomo: no, è donna, e questo è “pesante”, è importante. Apriamo gli occhi sui tanti esempi quotidiani di amore, dall’amicizia al lavoro, dallo studio alla responsabilità sociale ed ecclesiale, dalla sponsalità alla maternità, alla verginità per il Regno di Dio e per il servizio. Non dimentichiamo, lo ripeto: la Chiesa è donna, non è maschio, è donna. [CONTINUA]
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