06 ottobre 2025

Libri. Un cristianesimo di minoranza


Marco Da Ponte (Settimana News) - La domanda concerne la sorte del cristianesimo e può essere rilanciata, come fa Sartorio (OFM Conv., docente presso la Facoltà Teologica del Triveneto) nel suo libro Cristianesimo di minoranza? Sul futuro delle comunità cristiane, in modo forse brusco ma ineludibile, così: «Ci sarà futuro, e se sì, quale?».

È naturale che ne fioriscano risposte diverse, fra evocazioni funebri e visioni apocalittiche oppure prefigurazioni di ripresa se non nei numeri almeno nella qualità, spostando l’attenzione su un futuro dai contorni molto poco definiti e dimenticando che «continuare a dire come dovrà essere il cristianesimo futuro non cambia magicamente di segno quello di oggi, ed è un esercizio retorico alla lunga frustrante» (p. 13).

Per l’autore si tratta, invece, di «approntare un cristianesimo in grado di abitare gli orizzonti, cioè di non subire ma di intercettare e interpretare creativamente i processi storici» (p. 15).

Inoltre, se si vuole immaginare come potrà essere il cristianesimo nel futuro, bisogna prima di tutto tenere conto che «non c’è più il futuro di una volta, un futuro sul quale si poteva scommettere perché sicuramente avrebbe portato qualcosa di meglio. [Oggi] esso si presenta come luogo inospitale fino a trasformarsi in alcuni casi in un vero e proprio buco nero, in un gigantesco punto interrogativo» (pp. 20-21).

Ma è vero che il cristianesimo si avvia a essere una minoranza? I dati delle indagini sociologiche sembrano non lasciare altra possibilità, dunque sì. D’altra parte, sulla scorta delle analisi di Delumeau, Sartorio invita a fare attenzione al fatto che «quando si parla della diffusione e del radicamento del cristianesimo nei secoli passati non bisogna esagerare, quasi proiettando all’indietro tutto il positivo come reazione alla pesante frustrazione del presente» (p. 35).

Inoltre, minoranza è un termine relativo: rispetto a quale maggioranza? Oggi certamente non quella di un mondo ostile alla religione, quanto piuttosto di un clima culturale che ne ha decretato l’esculturazione, ossia l’incapacità non solo di determinare le dinamiche sociali ma anche di orientarle. [CONTINUA]

Nessun commento:

Posta un commento

Il tuo commento

Articoli più letti