Maurizio Crippa (Il Foglio) - La fotografia di Leone XIV che dal finestrino dell’elicottero guarda la moltitudine di giovani nella spianata di Tor Vergata è destinata a restare nella top ten del Giubileo, ma non è in realtà una novità assoluta, c’è una foto identica di Giovanni Paolo II al Giubileo del Duemila. Continuità e discontinuità sono parole di poco senso per la Chiesa, anche a livello mediatico. In quella continuità di modi e gesti lunga 25 anni è però innegabile che sotto il profilo della comunicazione – e della gestione dei “GEV”, i Grandi eventi vaticani di cui le GMG sono prototipo, croce e delizia – il weekend di Papa Prevost abbia tracciato un sottile confine. Che nemmeno le polifonie del Volo sono riuscite a violare.
Stop ai papati "pop". Niente show e giovanilismi ma la forza tranquilla di avvicinare i giovani ai gesti cristiani, per parlare di fede senza badare alle telecamere.
Leone, sotto il profilo della comunicazione, ha tracciato un confine sottile. La veglia eucaristica da lui guidata sabato sera e la Messa il giorno dopo («La Messa è il più grande dono che Cristo ci ha lasciato, la sua stessa presenza reale»), hanno avuto un tono nuovo, sobrio e spirituale, che ha fatto evaporare ñe formule trite della "Woodstock cattolica”.
Non erano pace e politica i temi. La semplicità dei gesti, l'assenza di coreografie in favore di telecamere cone non si vedeva da tempo. Niente show e giovanilismi. Non il problema di avvicinarsi al linguaggio dei giovani, ma la forza tranquilla di avvicinare loro ai gesti cristiani.
Inevitabilmente è partito il gioco delle parti tra chi ha applaudito alla cancellazione dello stile pop di Francesco e quelli impegnati a difendere gli elementi di continuità. Ma è ovviamente senza senso imputare a Francesco un modello comunicativo che invece viene da lunghi decenni.
Per decenni la Chiesa ha tentato (disperatamente, si direbbe dagli esiti), di trovare in una sorta di modello chiesa-generalista i tasti per attirare i giovani. Una sola grande Chiesa da Che Guevara a Madre Teresa.
Leone ha parlato con una lingua di spirito e verità a un milione di giovani. «Non allarmiamoci se ci troviamo interiormente assetati, inquieti, incompiuti». Le telecamere c'erano, hanno visto e udito. Ma non erano loro il principale destinatario di un gesto che non aveva bisogno di travestirsi da evento. [CONTINUA]
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