19 agosto 2025

La sfida dell’IA da Francesco a Leone


Antonio Spadaro (Osservatore Romano) - Nel passaggio di testimone tra Papa Francesco e Papa Leone un tema appare davvero cruciale, forse più di quanto sia percepibile per chi si occupa esclusivamente di affari ecclesiastici. Nel cuore di un tempo che sembra scivolare in una realtà sempre più automatizzata, Francesco ha lasciato come tema aperto al suo successore la più radicale trasformazione del nostro immaginario contemporaneo: l’intelligenza artificiale. In questo passaggio di pontificato si apre un discorso che non riguarda solo la tecnologia, ma la definizione stessa di cosa significhi essere umani in un’epoca di macchine pensanti.

Nelle loro parole — e già possiamo considerare molto indicative quelle dei primi cento giorni del pontificato di Leone — non c’è nostalgia per un mondo perduto né demonizzazione del progresso. C’è piuttosto il tentativo di pensare criticamente lo scenario che si apre davanti a noi. Di guardare dentro la macchina, e di chiedersi chi stia davvero al centro del suo movimento.

Papa Francesco ha portato nel cuore del dibattito pubblico globale una riflessione sull’AI che non fosse né meramente tecnica né puramente moralistica. Sin dal principio ha riconosciuto il potenziale positivo dell’intelligenza artificiale: non si trattava, per lui, di una semplice minaccia, ma anche di una possibilità. La possibilità, ad esempio, di ridurre la fatica del lavoro umano, di democratizzare l’accesso alla conoscenza, di favorire l’incontro tra popoli e culture attraverso traduzioni automatiche, analisi di dati, reti neurali capaci di elaborare miliardi di informazioni al secondo. Alla fine del suo pontificato è apparso il documento Antiqua et Nova, un’importante Nota sul rapporto tra intelligenza artificiale e intelligenza umana a firma del Dicastero per la Dottrina della Fede e di quello per la Cultura e l’Educazione.

Francesco ha chiarito con insistenza un punto essenziale: l’AI non è neutra. È uno strumento potente, e come ogni potere porta con sé il rischio della manipolazione, della disuguaglianza, della violenza. Francesco ha parlato di «inquinamento cognitivo», espressione che descrive con crudezza l’effetto di una comunicazione digitale sempre più governata da logiche di ottimizzazione e calcolo: le fake news, i deepfakes, la manipolazione dell’opinione pubblica non sono incidenti, ma sintomi di una crisi della verità. L’intelligenza artificiale può essere l’arma perfetta per chi intende piegare la realtà a una narrazione strumentale. E nella sua ultima enciclica, la Dilexit nos, ha affermato: «nell’era dell’intelligenza artificiale, non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore». [CONTINUA]

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