Lucia Capuzzi (Avvenire) - Da settimane sentivano le bombe cadere nei dintorni, dilaniando al-Zaytun, quartiere residenziale nella parte storica di Gaza City. Ogni volta - raccontavano i 541 fedeli rifugiati all'interno - le pareti della parrocchia della Sacra Famiglia tremavano.
Questa mattina i raid si erano fatti incessanti, dall'alba. Alla fine, alle 10.10 un ordigno ha colpito il tetto del complesso, vicino alla croce, facendone crollare vari pezzi che hanno colpito quanti si trovavano nel cortile interno. Tra questi due anziane, sedute all'interno della tenda allestita da Caritas Gerusalemme per il sostegno psicologico. Il servizio era stato interrotto negli ultimi tempi a causa dell'intensificarsi dell'escalation: il parroco, padre Gabriel Romanelli, aveva chiesto ai fedeli di restare all'interno. Il bilancio dell'esplosione è ancora provvisorio: due donne sono morte, come ha confermato il Patriarcato di Gerusalemme e 13 i feriti, di cui tre gravi. Tra i feritia anche il parroco, padre Gabriel Romanelli, che, ha riportato lesioni a una gamba ed è stato medicato in ospedale. Già nel dicembre 2023, l'unica chiesa cattolica della Striscia era finita nel mirino dell'esercito quando un cecchino aveva sparato sulla folla nel cortile
Due donne - Nahida Khalil Anton e Samar Kamal Anton, madre e figlia - erano state uccise. L'attacco, come la precedente incursione sulla parrocchia ortodossa di San Basilio dove erano morte 18 persone, aveva causato una forte indignazione internazionale. Lo stesso papa Francesco aveva espresso pubblicamente il proprio dolore: "Civili inermi sono oggetto di bombardamenti e spari. [CONTINUA]
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