23 maggio 2025

Come Gesù con le prostitute. Un’attività pochissimo nota di Leone quand’era vescovo in Perù


Sandro Magister (Diakonos) - Papa Leone il fenomeno migratorio lo conosce bene, non solo negli Stati Uniti, dove è noto il suo disaccordo con le soluzioni adottate da Donald Trump, ma anche in Perù, dove per otto anni è stato vescovo della diocesi di Chiclayo (nella foto di Julio Reano per AP, mentre celebra la festa del Corpus Domini, nello stadio della città).

In Perù è particolarmente massiccio l’afflusso di migranti dal Venezuela, tra i quali sono numerose le donne costrette a prostituirsi. E per affrontare questo problema l’allora vescovo Robert F. Prevost diede vita nella diocesi a una “Comisión de Movilidad Humana y Trata de Personas”.

In anni di attività, nel centro di accoglienza di San Vicente de Paul aperto nella periferia di Chiclayo dalla Commissione assieme alla Famiglia Vincenziana e alla Caritas, hanno trovato aiuto e temporanea ospitalità più di 5 mila immigrati.

Ma in più c’era un’attività mirata proprio alle donne costrette a prostituirsi, per strapparle da bar e bordelli, per offrire loro opportunità di lavoro, per aiutarle a regolarizzare il loro statuto di immigrate, per assisterle nelle malattie, per sostenerle nella cura dei figli. Con loro Prevost teneva anche delle giornate di ritiro spirituale, che erano molto frequentate. Celebrava la messa, ascoltava le confessioni.

A questa attività dell’allora vescovo di Chiclayo, finora pochissimo conosciuta al di fuori di quella che è stata la sua diocesi, il quotidiano argentino “La Nación” ha dedicato lo scorso 17 maggio un reportage a firma di María Nöllmann, che ha incontrato nella periferia polverosa di Chiclayo, nella sua casa di argilla col tetto in lamiera, una madre con i suoi due figli, Silvia Teodolinda Vázquez, 52 anni, che con “padre Rober” – come familiarmente lo chiamava – ha condiviso cinque anni di impegno in soccorso delle prostitute. [CONTINUA]

Nessun commento:

Posta un commento

Il tuo commento

Articoli più letti