Isabella Piro (Osservatore Romano) - Sole e nuvole si sono alternati, ieri mattina, su piazza San Pietro, insieme a un vento improvviso che ha raffreddato una temperatura mite. Una metafora, quasi, della pace e della guerra che si avvicendano tragicamente nella difficile epoca contemporanea. Riconciliazione e conflitti che, inevitabilmente, le Forze armate, di polizia e di sicurezza di tutto il mondo affrontano quotidianamente. La messa presieduta da Papa Francesco è stata per tutti gli uomini e le donne in divisa che, provenienti da oltre cento Paesi diversi, hanno preso parte al Giubileo dei militari. Iniziato sabato 8 febbraio con il pellegrinaggio alla Porta Santa della basilica Vaticana e conclusosi ieri con la messa del Pontefice, l’appuntamento è stato il secondo grande evento dell’Anno Santo 2025, dopo quello dedicato agli operatori della comunicazione.
In quarantamila ieri hanno accolto il vescovo di Roma, che ha voluto essere presente nonostante la bronchite che lo affligge. Il bianco del colonnato del Bernini ha abbracciato, idealmente, i tanti colori delle divise delle Forze armate partecipanti, incluse le delegazioni della Guardia Svizzera pontificia, della Gendarmeria e dei Vigili del fuoco vaticani.
Introdotta dal canto Andiamo con gioia alla casa del Signore, durante il quale il Papa ha raggiunto la sua sede posta sul sagrato della basilica Vaticana, la messa è stata celebrata dal cardinale agostiniano Francis Prevost, giovedì scorso cooptato dal Santo Padre nell’ordine dei vescovi. Insieme al porporato, hanno concelebrato una decina di cardinali e oltre trecento tra vescovi e sacerdoti.
La Liturgia della Parola è stata scandita dalla prima lettura, in lingua inglese, tratta dal libro del profeta Isaia (6, 1-2a. 3-8); dal Salmo 137, «Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria», intonato in italiano, e dalla seconda lettura, sempre in italiano, tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15, 1-11). La proclamazione di un passo del Vangelo di Matteo (4, 19) ha preceduto l’omelia del Santo Padre, letta in parte dal maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, arcivescovo Diego Ravelli. È seguito un breve silenzio, per consentire a ciascuno dei presenti una riflessione personale. [CONTINUA]
Nessun commento:
Posta un commento
Il tuo commento