Maria Antonietta Calabrò (Huffington Post) - A ben vedere il passaggio della Porta, non è un simbolo natalizio ma pasquale. E’ un simbolo del “passaggio” proprio nell’anno di grazia 2025 che vedrà la Pasqua celebrata nello stesso giorno da tutte le confessioni cristiane, quando un vero e proprio miracolo del calendario renderà possibile quello che decenni di ecumenismo, convegni, firme di documenti non hanno fatto.
L’antico corno d’ariete ebraico (Yobel), dei tempi del profeta Mosè, risuonerà ancora e le colpe e le loro conseguenze saranno annullate.
Per la Pasqua un potere duro come quello dell’Impero di Roma, che applicava la decimazione degli eserciti ribelli e la schiavitù più crudele, era solito concedere al popolo un prigioniero a sua scelta. Il popolo ai tempi della Passione di Cristo scelse Barabba, un uomo che ricevette la salvezza senza averla chiesta. Non aveva fatto domanda di grazia, come non l’hanno fatta i condannati a morte salvati dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, pochi giorni prima che Papa Francesco spalancasse la prima Porta in San Pietro.
Barabba è proprio nell’etimologia del nome, una sorta di alter ego di Gesù Cristo, il suo nome vuol dire “figlio del padre”, rivendica la stessa pretesa del neonato di Maria, in modo però completamente diverso. La scelta del popolo è tra un Messia che capeggia una lotta, che promette libertà e il suo proprio regno terreno, e un Gesù che annuncia come via verso la vita, quella di perdere se stessi.
Quella salvezza che Barabba ha ricevuto senza averla chiesta, quel sacrificio che non capisce, è una nuova legge, sì, ma santa, in stridente contrasto con l’illusoria realtà del “law and order”, legge e ordine. Questo fa di Barabba il simbolo di tutta l’umanità davanti ad un mistero. [CONTINUA]
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