Antonella Palermo (Vatican News) - Alla conferenza stampa che ha illustrato alcuni punti del testo prodotto dall'Assemblea generale in Vaticano, l'invito a cambiare linguaggio e sguardo: non si parla più di Chiesa universale, come multinazionale con varie sedi, come fosse un centro commerciale con diverse propaggini periferiche. Esiste una "comunione di Chiese" che integra sempre più laici e donne. Resta aperta la questione del diaconato femminile.
Valore magisteriale del Documento finale, relazione come stile con cui le Chiese creano comunità, modo di procedere dei "gruppi di studio" su singoli aspetti emersi nel corso dei lavori che il Papa desidera siano sottoposti a discernimento ulteriore, contributo di laici e donne nella costruzione di una Chiesa sempre più partecipata e meno gerarchica. Sono questi i temi sui quali i giornalisti in sala stampa vaticana hanno richiesto questa sera chiarimenti nella conferenza stampa a conclusione dei lavori della Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Insieme al prefetto Paolo Ruffini, presidente della Commissione per l’Informazione e a Christiane Murray, vice direttrice della Sala Stampa della Santa Sede, presenti il cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria Generale del Sinodo, il cardinale Jean-Claude Hollerich, S.I., relatore generale, suora Maria de los Dolores Palencia Gómez, C.S.J., presidente delegato, i due segretari speciali padre Giacomo Costa, S.I. e monsignor Riccardo Battocchio.
La scelta del Papa di non pubblicare una esortazione post-sinodale come va interpretata per il futuro dei documenti papali? È il primo interrogativo per sgombrare dubbi sul carattere magisteriale del Documento finale. Il teologo Battocchio risponde che ciò che ha dichiarato il Pontefice è conforme alla costituzione Episcopalis communio in cui si dice che, se approvato espressamente dal Romano pontefice il documento partecipa del suo magistero, non con valore normativo, ma dando delle linee di orientamento.
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