Raffaele Bonanni (Interris) - Il mondo è in subbuglio, e molti accadimenti segnalano che le motivazioni di tale malessere sono diffuse e profonde. Un malessere concomitante a uno sviluppo tecnologico prodigioso, della conoscenza e del benessere materiale senza precedenti nella storia dell’umanità, che comunque è un segno importante della vitalità dell’uomo ispirato dal trascendente.
Ma questi beni non hanno una diffusione uniforme. Anzi, le sperequazioni tra i popoli e tra le singole persone aumentano ancor di più che in epoche passate. La potenza che scaturisce dalle invenzioni feconda inevitabilmente chi è già avanti e gode del vantaggio competitivo accumulato nel tempo, a discapito di chi è già tanto indietro.
Allora l’umanità dovrà porsi il tema essenziale per il suo progresso: come potrà essere possibile nel prossimo futuro progredire con persone in pace con altre persone?
Sfiducia e frustrazione, risentimento, odio e violenza maturano in ambienti in grande difficoltà. Bisogna considerare che spregiudicati avventurieri che mirano ad assumere potere sono sempre pronti a sfruttare le ingiustizie per condurre i popoli alla violenza e comunque a servirsi di atti esecrabili per raggiungere i loro scopi.
E così, alla povertà si aggiungono altri guai: quelli di essere condotti in avventure come è accaduto con le dittature rosse e nere del Novecento, ma anche in questi tempi ambigui in Medio Oriente e nell’occupazione russa ai danni degli ucraini. Anche nei paesi tradizionalmente evoluti, pochi uomini possiedono beni che superano quelli posseduti da molti Stati, e con essi sbiadiscono i poteri democratici per sostituirvisi. Vanno alla ricerca di poteri unici attraverso il pensiero unico, richiedendo di far tramontare le tradizioni secolari che rappresentano l’identità di un popolo. Ma va ricordato che la storia è sempre stata maestra: quando le persone perdono la speranza perché oppresse dalla miseria, dalla mancanza di dignità e identità, il mondo regredisce e muore. [CONTINUA]
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