Kath.net - [...] Il catalogo presentato di presunti peccati contro la dottrina della Chiesa, usata come pietra, o contro la sinodalità, qualunque cosa si intenda con ciò, appare come una check-list dell'ideologia woke e gender, un po' faticosamente mascherata sotto un'apparenza cristiana, a parte un pochi misfatti che gridano al cielo.
Ad ingannare la buona fede dei cattolici ci sono di certo dei misfatti, che ogni cristiano dovrebbe ovviamente astenersi dal compiere. Gli ingenui possono lasciarsi accecare dalla compilazione arbitraria dei veri peccati contro il prossimo e dalla critica giustificata delle assurde invenzioni teologiche del sinodo.
Ma non c'è alcun peccato contro l'insegnamento della Chiesa, che viene presumibilmente usato come un'arma, perché l'insegnamento degli Apostoli afferma che la salvezza non si trova altro che nel nome di Cristo (At 4,12). Ed è per questo che Luca (Lc 1,1-4), ad esempio, ha scritto il suo vangelo affinché possiamo “convincerci della fondatezza dell’insegnamento” nel quale siamo stati ammaestrati nella fede salvifica in Gesù il Messia, il Figlio di Dio. E Paolo descrive il compito dei vescovi come garanti dell'insegnamento tradizionale degli apostoli (1 Tim 6). L’insegnamento della Chiesa non è, come credono alcuni anti-intellettuali nell’episcopato, che amano rivendicare i propri doni pastorali per mancanza di una formazione teologica, una teoria accademica della fede, ma la presentazione razionale della Parola di Dio rivelata ( 1 Pietro 3,15), che vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità per mezzo dell'unico mediatore tra Dio e gli uomini: l'uomo Cristo Gesù, il Verbo di Dio suo Padre fatto carne (1 Tim 3,15). 2:4f).
Non c’è nemmeno alcun peccato contro un tipo di sinodalità che viene utilizzata come strumento di lavaggio del cervello per screditare i cosiddetti conservatori di ieri e farisei mascherati e per screditare le ideologie progressiste che portarono al declino delle chiese in Occidente negli anni ’70 come completamento delle riforme del Vaticano II presumibilmente avviate da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. era stato rallentato. La cooperazione di tutti i credenti al servizio dell'edificazione del Regno di Dio risiede nella natura della Chiesa come popolo di Dio, corpo di Cristo e tempio dello Spirito Santo. Ma non si può relativizzare l’ufficio di vescovo basando la partecipazione al sinodo dei vescovi sul sacerdozio comune di tutti i credenti e su una nomina papale, mettendo così implicitamente da parte la sacramentalità dell’ufficio di ordinazione (l’ordine di vescovo, sacerdote, diacono) e, in definitiva, quella gerarchico-sacramentale Costituzione della Chiesa di Diritto Divino (Lumen Gentium 18-29), che Lutero aveva sostanzialmente negato [CONTINUA]
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