Il Tempo - Non ha il sostegno dei lefebvriani, monsignor Carlo Maria Viganò, sotto procedimento dell'ex Sant'Uffizio del Vaticano con l'accusa di scisma per i durissimi attacchi a Papa Francesco.
Lo stesso Viganò nei giorni scorsi aveva paragonato la sua vicenda con quella di Marcel Lefebvre, l'arcivescovo tradizionalista scomparso nel 1991 che si oppose strenuamente alle riforme apportate dal Concilio Vaticano II e alla soppressione della messa tridentina, e per questo fu prima sospeso a divinis da Paolo VI e poi scomunicato da Giovanni Paolo II.Tuttavia, il paragone viene cassato dai sostenitori del vescovo francese che in una nota diffusa sul loro sito prendono le distanze dalle parole pronunciate dall’ex nunzio in Usa, accusato dal Dicastero per la Dottrina della Fede. I lefebvriani osservano: "
Mons. Viganò si difende in vari modi, invocando le peregrinazioni dell’attuale pontificato, rifiutando gli errori neomodernisti e credendo di poter paragonare il suo caso a quello di mons. Marcel Lefebvre, anch’egli convocato a suo tempo nel Palazzo dell’ex Sant’Uffizio. C’è però un punto che lo differenzia significativamente dal fondatore della Fraternità San Pio X: mons. Viganò fa nel suo testo una chiara dichiarazione di sedevacantismo".
In altre parole, secondo lui, papa Francesco non è papa - si legge nel comunicato - Come lo spiega? [CONTINUA]
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