Sandro Magister (Diakonos) - “Bisogna avere coraggio mentre si è impegnati per assicurare il giusto svolgimento dei processi e si è sottoposti a critiche”, ha detto lo scorso 2 marzo papa Francesco nell’inaugurare il nuovo anno giudiziario del tribunale dello Stato della Città del Vaticano.
Perché le critiche davvero non sono mancate, anzi, in questi giorni di marzo sono piovute come un diluvio, e da parte di giuristi e canonisti dei più autorevoli, secondo i quali in quello che è stato denominato in Vaticano il “processo del secolo” – la cui prima tornata è finita a dicembre con una raffica di condanne tra cui per la prima volta quella di un cardinale – “non solo non è stato garantito il giusto processo, ma si sono perpetrate violazioni gravissime del diritto, persino di quello divino”.
L’ultimo di questi interventi critici è un imponente saggio di 180 pagine pubblicato oggi su “Stato, Chiese e pluralismo confessionale” (una rivista specialistica i cui singoli articoli sono previamente sottoposti alla valutazione di esperti) col titolo “Il ‘processo del secolo’ in Vaticano e le violazioni dei diritti”, a firma di Geraldina Boni, docente di diritto ecclesiastico e canonico all’Università di Bologna e dal 2011 consulente del pontificio consiglio per i testi legislativi.
Il saggio è offerto alla lettura di tutti nel sito della rivista. Ma per avvertirne fin da subito l’origine e la portata, è utile leggere la “Annotazione preliminare” con cui la professoressa Boni lo introduce, riprodotta qui di seguito:
“Questo lavoro nasce come parere ‘pro veritate’ a sostegno dell’appello alla sentenza del Tribunale vaticano, datata 16 dicembre 2023, predisposto dagli avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo, che patrocinano il cardinale Giovanni Angelo Becciu. [CONTINUA]
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