Danilo Di Matteo (Settimana News) - "Davanti a Dio bisogna comportarsi come se Dio non ci fosse”: è la celeberrima frase del teologo Dietrich Bonhoeffer. Ecco, il Maestro Giovanni Allevi, assai provato dalla malattia e dalla sofferenza, dinanzi al pubblico del Festival di Sanremo, l’ha incarnata mirabilmente. Non un monologo, il suo; forse una preghiera. Ma soprattutto una lettera al mondo, nella quale Dio non è citato o evocato, e nella quale tuttavia è più che mai presente. Una lettera al mondo scritta all’ombra di Dio, davanti a Lui.
L’esperienza di una persona, certo, che pure mostra il senso della vita, dolore compreso, di molti. E, a suo modo, il racconto di una conversione. Non in senso confessionale, bensì come conversione alla vita, come scoperta dei suoi doni. Il rosso soffuso dell’aurora è diverso da quello del tramonto, ecco una delle scoperte dell’artista, uno dei doni accolti. Ed esibirsi al cospetto di quindici persone (“i miei cinque lettori”, scriveva Alessandro Manzoni) può essere ancor più gratificante di una sala gremita. [CONTINUA]
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