Matteo Matzuzzi (Il Foglio) - Basta parlare di peccato originale, ha detto un vescovo tedesco. È l’idea di una Chiesa che deve solo consolare e coccolare. Come una tisana serale.
Sempre meno si parla e discute del problema centrale: la fede che evapora, gli uomini e le donne del nostro tempo che non credono più. Con il rischio, sempre più attuale, che ci si trasformi in una gigantesca organizzazione assistenziale
È il dramma del sedicesimo secondo. Il povero prete che sa di poter e dover benedire la “coppia irregolare” ma che deve farlo rapidamente, in modo che non sia un atto liturgico ma solo pastorale. Senza creare confusione, scandalo o dar l’idea che quel suo atto così solenne sia una legittimazione dell’unione tra i due poveri cristiani che ha di fronte.
Deve farlo in dieci, massimo quindici secondi, ha stabilito il “comunicato stampa” del dicastero per la Dottrina della fede, divulgato due settimane dopo la Dichiarazione approvata dal Papa che dava il via libera alla benedizione di tutti, regolari e irregolari. Determinando la sollevazione di interi episcopati, e non solo quelli africani, che giovedì con un comunicato dettagliato hanno spiegato che lì, a casa loro, non ci sarà alcuna benedizione per le coppie omosessuali.
E’ la prima volta che accade: un intero continente non darà attuazione a un documento approvato dal Pontefice. La gravità del fatto è testimoniata dalla premessa di “incrollabile attaccamento al Santo Padre” (in tempi di scismi minacciati, veri o presunti, meglio ribadirlo) e per tentare di salvare il salvabile si fa sapere che il Papa e perfino il prefetto dell’ex Sant’Uffizio sono stati informati e hanno approvato la dichiarazione africana.
Anime candide e pretoriani autoproclamatisi tali di Francesco hanno risolto tutto spiegando che questa è la sinodalità (si spera di no, visto che sarebbe penoso ridurre una questione così centrale al fatto che ognuno a casa sua può fare come più gli pare). (…)»
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