Fondata nel 1975 dal rev. Robert Levis (1921-2016) la Confraternity of Catholic clergy (Confraternita del Clero Cattolico) si pone come obbiettivo quello di rafforzare la formazione spirituale e pastorale del clero. Il suo motto è "sanctitas, fidelitas, fraternitas" ed è presente in Stati Uniti, Regno Unito e Australia dove i sacerdoti aderenti sono in gran parte coinvolti nell’educazione cattolica, sia come direttori scolastici, come cappellani o parroci.
Catholic Herald - La CCC della Gran Bretagna ha recentemente pubblicato una lettera in cui riafferma l'insegnamento della Chiesa riguardo al matrimonio e alle unioni omosessuali dopo "confusione diffusa” a seguito della Dichiarazione "Fiducia Supplicans" rilasciata dal Vaticano.
I firmatari della lettera presso la Confraternita del Clero Cattolico spiegano di sentirsi “spinti a riaffermare l'insegnamento tradizionale della Chiesa cattolica… che rimane immutato e immutabile”.
“non vediamo alcuna situazione in cui una tale benedizione di una coppia possa essere propriamente e adeguatamente distinta da un certo livello di approvazione”.
Concludono che “tali benedizioni pastorali sono pastoralmente e praticamente inammissibili”.
Testo completo della lettera:
La Confraternita britannica del clero cattolico, in risposta alla diffusa confusione sulla dottrina cattolica sulle unioni omosessuali e sul comportamento sessuale al di fuori del matrimonio, si sente obbligata a riaffermare l'insegnamento tradizionale della Chiesa cattolica (dal Catechismo della Chiesa Cattolica) che rimane immutabile e immutabile:
§2357 Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
§ 2391 L'unione carnale è moralmente legittima solo quando tra l'uomo e la donna si sia instaurata una comunità di vita definitiva.
È in questo contesto che dobbiamo valutare il recente documento Fiducia Supplicans – che propone un appello al discernimento che può portare a conferire benedizioni a coloro che vivono in unioni dello stesso sesso o non sposate. Notiamo il nobile desiderio pastorale di aiutare le persone ad andare avanti attraverso il rinnovamento della vita e l'appello alla conversione, basandosi su tutti gli aspetti della buona volontà naturale e della virtù. Tuttavia, non vediamo alcuna situazione in cui tale benedizione di una coppia possa essere propriamente e adeguatamente distinta da un certo livello di approvazione.
Pertanto, ciò porterebbe inevitabilmente allo scandalo – alle persone interessate – a coloro che sono coinvolti direttamente o indirettamente nella benedizione – o allo stesso ministro. Inoltre, temiamo che la pratica di queste benedizioni possa confondere i fedeli sull’effettiva teologia del matrimonio e della sessualità umana. In effetti, dai commenti apparsi sui media negli ultimi giorni e dalle preoccupazioni che ci hanno riferito i fedeli, vediamo già tali malintesi. Crediamo che la carità genuina segua sempre la vera dottrina e che tali benedizioni sarebbero contrarie alla legittima cura che un sacerdote deve al suo gregge.
Con onesta parresia e dalla nostra esperienza di pastori concludiamo che tali benedizioni sono pastoralmente e praticamente inammissibi.
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