06 marzo 2025

Conclave, le “primarie” tra i cardinali per evitare le spaccature e la complessa eredità di Bergoglio


Franca Giansoldati (Il Messaggero) - Quell’attitudine radicata che da secoli induce i cardinali a guardarsi attorno pensando al bene della Chiesa per il futuro è già stata avviata. E in modo trasversale. Sono le fisiologiche “primarie” per il Conclave. Un po’ come fanno i giocatori di scacchi che analizzano tutti gli scenari possibili per la prossima mossa. «Quel che vedo è un normale dibattito e, francamente, non vi è nulla di irrispettoso nei confronti del Pontefice regnante. È sempre accaduto. Ed è indice di grande responsabilità che abbiano iniziato a ragionarne ora». Gian Maria Vian, storico e filologo, docente per trent’anni alla Sapienza e per 11 direttore dell’Osservatore Romano, scansiona questo tempo sospeso, segnato dal ricovero prolungato del Papa, benché stia pienamente governando dall’ospedale. Ma in dodici anni di regno il Collegio cardinalizio è radicalmente cambiato, è stato mondializzato all’estremo tanto che Bergoglio stesso un giorno, parlando coi giornalisti, ci scherzò su chiedendosi cosa potrebbe un giorno uscire con un corpo elettorale così tanto anomalo rispetto al passato. I membri votanti non sono mai stati tanto numerosi – 137 – e tra loro nemmeno si conoscono bene. 

«Con Giovanni Paolo II, per esempio, si ebbero consultazioni almeno dieci anni prima la sua morte. Non c’è nulla di scandaloso. Anzi, i cardinali sono tenuti a farlo, poiché il loro compito principale è di dare un vescovo a Roma e dunque un Papa alla Chiesa». 

L’ultimo libro pubblicato da Vian con un titolo curioso, quasi provocatorio (“L’ultimo Papa”, Marcianum Press), si rifà a un’intervista di Benedetto XVI e a una profezia, quella attribuita a san Malachia, monaco amico di San Bernardo, secondo la quale Ratzinger sarebbe stato l’ultimo dei Pontefici. Siamo attorno alla metà del ‘200. «In quella conversazione Benedetto XVI smontò la profezia che era un falso fabbricato nel 1590 per sostenere un candidato riformatore da parte dei circoli di San Filippo Neri (anche se poi quel candidato non venne eletto). 

Gli fu poi chiesto: “ma lei si sente l’ultimo Papa?” E lui: “io non appartengo più al vecchio mondo ma il nuovo non è iniziato”. E questo naturalmente significava che anche Francesco, secondo Ratzinger, non appartiene al nuovo mondo». Da qui l’istanza che si impone ora ai cardinali su chi potrà mai essere il nuovo Papa in futuro.

[CONTINUA]


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