10 aprile 2024

Dignitas infinita, documento superficiale e qualche errore grave


Tommaso Scandroglio (La nuova BQ) - È stata pubblicata ieri la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede Dignitas infinita, sulla dignità della persona umana. Un documento nato dopo l’elaborazione di ben cinque bozze prodotte nel corso degli ultimi cinque anni.

L’impostazione di fondo, di carattere metafisico, è in linea di massima corretta ma, visto il valore del documento, necessitava di maggior approfondimento, ad esempio trattando del concetto di persona in relazione alle tre persone della Santissima Trinità – perché è da lì che deriva in ultima istanza la preziosità di ogni persona – per poi mettere in risalto che la preziosità intrinseca dell’uomo discende in seconda battuta dalla particolare natura della sua forma attualizzata, cioè dalla sua razionalità (nel documento c’è solo un rapidissimo cenno a questo snodo concettuale). 

È la qualità di tale natura che fa sì che l’uomo sia intrinsecamente prezioso e dunque meriti l’appellativo di persona, che è come una sorta di titolo per indicare una dignità elevatissima. Persona è dunque nomen dignitatis. Tommaso d’Aquino sul punto così si esprime: «Tra tutte le altre sostanze, gli individui di natura ragionevole hanno un nome speciale. E questo nome è persona» (Summa Theologiae, I, q. 29, a. 1 c.). Seppur nella correttezza dell’impianto, ma non di tutte le singole argomentazioni articolate, si denota allora poca profondità di analisi, cifra comunque caratteristica di tutto il presente pontificato.

Accanto a passaggi condivisibili di questa Dichiarazione, firmata dal prefetto Victor Fernández e approvata da papa Francesco, ve ne sono altri ambigui, altri discutibili e altri infine errati. In relazione ai passaggi ambigui – tralasciando per motivi di spazio la definizione proposta di “natura umana” – ci fermiamo al punto n. 1 dove si afferma il primato della persona umana, così come già in precedenza asserito in Laudate Deum di Francesco (n. 39). Questo è vero sul piano naturale, ma non su quello soprannaturale. Infatti il primato spetta sempre a Dio. In un documento che, giustamente, fonda la dignità umana sul fatto di essere stati creati ad immagine di Dio, il mancato riferimento al primato trascendente è un’omissione rilevante. [CONhttps://lanuovabq.it/it/pena-di-morte-la-contraddizione-spacciata-per-sviluppoTINUA]


DIGNITAS INFINITA

Luisella Scrosati (La nuova BQ) - Pena di morte, la contraddizione spacciata per sviluppo. 

«Una dignità infinita, inalienabilmente fondata nel suo stesso essere, spetta a ciascuna persona umana, al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi» (n. 1). Questo l'incipit della nuova Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF), Dignitas infinita. Un sostantivo e un aggettivo che, accostati, possono riferirsi solo alle tre Persone divine, ma che invece incautamente nella Dichiarazione vengono a caratterizzare la persona umana.

Creatura e finitezza si richiamano ontologicamente: una dignità sublime, fatta per l'Infinito, come quella umana, è pur sempre una dignità creata, che ha avuto un inizio e che si esplica in un'essenza, che indica appunto, sempre delimitazione. Invece, la Dichiarazione ci racconta, senza troppa pena di argomentazione, che l'infinita dignità dell'uomo sarebbe addirittura «pienamente riconoscibile anche dalla sola ragione» e confermata dalla Chiesa. Dove, come e quando non è dato saperlo: marchio inconfondibile di ogni “creazione tuchana” [CONTINUA]

Nessun commento:

Posta un commento

Il tuo commento

Articoli più letti