25 marzo 2024

La celebrazione liturgica della Pasqua nella chiesa antica


Enrico Cattaneo (La Civiltà Cattolica) - Il 16 novembre 1955, con un Decretum generale e l’annessa Instructio, Pio XII istituì il nuovo Ordo della Settimana Santa, valevole per il Rito romano, stabilendo che esso sarebbe entrato in vigore nella Pasqua del 1956[1]. Sono dunque passati 65 anni da quella disposizione, certamente coraggiosa, con la quale è iniziata di fatto quella riforma della liturgia romana che poi sarebbe stata portata avanti dal Concilio Vaticano II con la Costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium del 4 dicembre 1963.

Secondo p. Ferdinando Antonelli[2], l’importanza della nuova riforma liturgica andava ricercata soprattutto in «motivi di natura pastorale, per riportare cioè la massa dei fedeli alla celebrazione dei santissimi misteri della passione e morte del Salvatore». Egli scriveva: «Dalla fine del sec. XVI in poi, da quando cioè S. Pio V, attuando le prescrizioni del Concilio di Trento in materia liturgica, pubblicava nel 1568 il Breviario romano riformato e nel 1570 il Messale romano, non vi è forse, nella storia liturgica, un fatto che possa uguagliare, per importanza, l’odierno Decreto della S. Congregazione dei Riti»[3].

La Settimana Santa così ristabilita da Pio XII è, a parte la lingua latina, sostanzialmente identica a quella che conoscono gli attuali fedeli di Rito romano. Va infatti ricordato che prima del 1956 la liturgia del Triduo pasquale, compresa quella del Sabato Santo, era celebrata solo di mattina. La riforma invece volle che i riti fossero celebrati negli stessi giorni e possibilmente nelle stesse ore in cui erano avvenuti i misteri da essi ricordati. In particolare, al termine del Sabato Santo, giorno di «sommo lutto», dedicato ancora alla meditazione della passione e morte del Redentore, fu reintrodotta la Veglia pasquale, in modo da far coincidere l’inizio della Messa con la mezzanotte tra il sabato e la domenica. Ora, per comprendere meglio il senso di quella riforma, intendiamo riproporre alcune note attinte dai primi secoli, non in modo sistematico, ma sufficiente a dare un’idea di come veniva vissuta la Pasqua dai Padri della Chiesa. [CONTINUA]

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