23 marzo 2024

Il senso del pontificato


 Andrea Gagliarducci (Korazym) - C’è molta acqua per il mulino negli estratti dell’autobiografia di Papa Francesco [*], pubblicata la settimana scorsa sul Corriere della Sera. Una cosa, tuttavia, è particolarmente sorprendente: Papa Francesco si sente ferito dall’affermazione secondo cui «Francesco sta distruggendo il papato». La risposta del Papa è stata questa: «La mia vocazione è quella sacerdotale: prima di tutto sono un prete, sono un pastore, e i pastori devono stare in mezzo alle persone… È vero che quella del Vaticano è l’ultima monarchia assoluta d’Europa, e che spesso qui dentro si fanno ragionamenti e manovre di corte, ma questi schemi vanno definitivamente abbandonati».

Perché queste affermazioni colpiscono? Parlano del modo in cui Papa Francesco vede il Vaticano e di come cerca di porvi rimedio. Nelle parole del Papa, ci sono molti pregiudizi generali su cosa sia il mondo vaticano: un mondo aulico fatto di pettegolezzi che richiede una rottura con il passato. Certo, non ci voleva un esperto per capire il pensiero del Papa. Papa Francesco si è più volte lamentato del «terrorismo delle chiacchiere», ha puntato il dito contro «le malattie della Curia» e «ha chiesto una Chiesa in uscita contrapposta alla Chiesa dei chierici di Stato».

Nel libro Francesco spiega che nel Conclave del 2013 «c’era una gran voglia di cambiare le cose, di abbandonare certi atteggiamenti che purtroppo ancora oggi fanno fatica a sparire. C’è sempre chi cerca di frenare la riforma, chi vorrebbe rimanere fermo ai tempi del Papa-re». È davvero così? Le cose stanno davvero così? Soprattutto, è davvero cambiato qualcosa sotto Francesco? In generale, di Roma si è sempre detto che fosse un ambiente di corte. Le cronache dimostrano che i Papi hanno avuto varie forme di coinvolgimento nelle decisioni per la vita della Chiesa.  [CONTINUA]

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