La Verità - Il cardinale Willem Jakobus Eijk, arcivescovo metropolita di Ultrecht, già presidente della Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi, ha da poco pubblicato "Sull'amore: matrimonio ed etica sessuale". Grazie all'editore Cantagalli che lo distribuisce in Italia, ho realizzato questa intervista via mail.
D./ Eminenza reverendissima, la morale sessuale è il terreno in cui oggi si registra la distanza maggiore fra mondo e Chiesa?
R./ È certamente così. Nell'annunciare Cristo e la sua risurrezione la Chiesa incontra anche molti fraintendimenti, ma in genere la gente non si emoziona per questo. Tuttavia, l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio e sulla sessualità tocca le persone nella loro vita personale. La sua proclamazione può suscitare le emozioni necessarie.
D./ Quali sono le cause della rottura della connessione tra matrimonio, morale sessuale e procreazione, La triade che ha orientato la vita collettiva fino alla metà del Novecento?
R./ Una causa diretta, ovviamente, è la secolarizzazione associata all'odierno individualismo. L'individuo autonomo decide da solo ciò che crede; per inciso, spesso segue inconsciamente l'opinione pubblica. Di conseguenza, il matrimonio non è più visto come un istituzione creata da Dio con determinate intenzioni da cui derivano norme per l’esperienza del matrimonio e della sessualità. Nell'epoca attuale, gli individui scelgono quale interpretazione dare al matrimonio o ad altre relazioni sessuali. Anche il facile accesso al materiale pornografico crea un'immagine distorta della sessualità umana.
D./ Le cause di questa rottura sono esterne o esistono anche responsabilità della Chiesa e della sua predicazione?
R./ Sono principalmente cause esterne. Gli insegnamenti della Chiesa in generale, e certamente quelli sul matrimonio e sulla sessualità, sono stati accolti con incomprensione poiché la cultura occidentale è cambiata radicalmente a partire dagli anni Sessanta con l'aumento dell'individualizzazione e della secolarizzazione. Ciò non toglie che anche la Chiesa sia stata inadempiente poiché nell'ultimo secolo la catechesi è stata trascurata.
D./ La morale sessuale è scomparsa dalla predicazione perché fino agli anno Sessanta del secolo scorso è stata troppo presente?
R./ No, la morale è scomparsa dalla predicazione perché negli anni sessanta la cultura occidentale ha subito cambiamenti radicali e di conseguenza è stata poco ricettiva alla proclamazione dell'insegnamento della Chiesa.
D./ In quei decenni essere cristiani coincideva con l'irreprensibilità nel comportamento sessuale dettata da un moralismo fatto da divieti?
R./ Non è vero punto fino ad allora, gli occidentali vivevano in una cultura profondamente cristiana. Vita e fede erano intrecciate. La Chiesa, con le sue numerose celebrazioni, processioni e pellegrinaggi, era al centro della vita della maggior parte delle persone. Fino agli anni Sessanta, le norme relative al matrimonio e alla sessualità venivano predicate Ma non spiegate. Quando Paolo VI pubblicò l'enciclica Humanae Vitae nel 1968, non esisteva un'analisi teologica o filosofica della natura del matrimonio sulla base della quale si potesse chiarire perché l'uso della contraccezione, a prescindere dall'intenzione o dalle circostanze, è sempre un atto moralmente cattivo. La situazione è cambiata solo quando Giovanni Paolo II ha esposto la sua teologia del corpo nella catechesi tenuta durante l'udienza generale. In essa descrive il matrimonio come un dono totale reciproco dell'uomo e della donna, che riflette il dono totale reciproco tra Cristo e la sua Chiesa o quello tra le tre Persone divine della Trinità. Così, è comprensibile spiegare perché l'uso della contraccezione moralmente malvagio: il dono reciproco degli sposi non è allora totale, perché a livello fisico Il dono reciproco della genitorialità è bloccato.
[CONTINUA]
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