Raffaella Frullone (Il Timone) - Lo aveva già fatto nel 2017 per l’elezione del 2016 e si prepara a replicare. L’arcivescovo di New York, il cardinale Timothy Dolan guiderà la preghiera che precede l’insediamento del 47esimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
Come da tradizione il momento che precede la presa di possesso dell’incarico alla guida del Paese negli Stati Uniti, la terra dove la libertà di vivere senza Dio si spinge fino a diventare una prigione dorata, è preceduto niente di meno che da una preghiera. E il presidente eletto, addirittura, giura su quel libro così desueto che anche il Medioevo non può essere usato come termine di paragone, poiché sarebbe un’epoca comunque troppo recente, la Bibbia. Allo scorso mandato Trump aveva utilizzato due Bibbie, la prima, la sua personale, gli era stata regalata all’età di 8 anni da sua madre, la seconda apparteneva all’ex presidente Abramo Lincoln, per il prossimo 20 gennaio sembra che il presidente replichi le scelte di allora.
La stessa cosa sembra aver fatto affidando a Dolan la preghiera inaugurale. L’annuncio è arrivato dal diretto interessato in un’intervista televisiva il 24 dicembre scorso. «Il presidente è stato così gentile da chiedermi di nuovo di fare la preghiera di apertura», ha spiegato l’arcivescovo della Grande Mela, aggiungendo che il presidente eletto «prende sul serio la sua fede cristiana». Non solo. Dolan ha spiegato che secondo lui il presidente sta vivendo una fase di risveglio vero e proprio della fede «anche perché non so come possa una persona essere presidente degli Stati Uniti senza avere una fede profonda» [CONTINUA]
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