16 dicembre 2024

Papa Francesco in Corsica: il dono di sé è il centro di ogni apostolato


Interris - Il Santo Padre si è recato nella Cattedrale di Santa Maria Assunta ad Ajaccio dove, prima della recita dell’Angelus, ha rivolto un messaggio a vescovi, i sacerdoti, i diaconi, consacrati, consacrate e seminaristi.

Essere testimoni del Vangelo

Mi trovo in questa vostra bella terra solo per un giorno, ma ho desiderato che ci fosse almeno un breve momento in cui incontrarvi e salutarvi. Questo mi dà l’opportunità prima di tutto di dirvi grazie: grazie perché ci siete, con la vostra vita donata; grazie per il vostro lavoro, per l’impegno quotidiano; grazie perché siete segno dell’amore misericordioso di Dio e testimoni del Vangelo. E dal “grazie” passo subito alla grazia di Dio, che è il fondamento della fede cristiana e di ogni forma di consacrazione nella Chiesa. Nel contesto europeo in cui ci troviamo, non mancano problemi e sfide che riguardano la trasmissione della fede, e ogni giorno voi fate i conti con questo, scoprendovi piccoli e fragili: non siete molto numerosi, non avete mezzi potenti, non sempre gli ambienti in cui operate si mostrano favorevoli ad accogliere l’annuncio del Vangelo. Eppure, questa povertà è una benedizione!

La missione cristiana

Ci spoglia della pretesa di farcela da soli, ci insegna a considerare la missione cristiana come qualcosa che non dipende dalle forze umane, ma soprattutto dall’opera del Signore, che sempre lavora e agisce con il poco che possiamo offrirgli. Non dimentichiamo questo: al centro c’è il Signore. Non io al centro, ma Dio. Questa è una cosa che forse ogni mattina, al sorgere del sole, ogni pastore, ogni consacrato dovrebbe ripetere nella preghiera: anche oggi, nel mio servizio, non io al centro, ma Dio. Il primato della grazia divina non significa, però, che possiamo dormire sonni tranquilli senza assumerci le nostre responsabilità. Al contrario, dobbiamo sempre pensarci come “collaboratori della grazia di Dio”.

L’interrogativo da porsi

E così, camminando con il Signore, ogni giorno siamo riportati a una domanda essenziale: come sto vivendo il mio sacerdozio, la mia consacrazione, il mio discepolato? Questa domanda è importante. Vi prego di fissarla nel vostro cuore, di non sottovalutare la necessità di questo discernimento, di questo guardarsi dentro, perché non ci succeda di essere “macinati” nei ritmi e nelle attività esterne e di perdere la consistenza interiore. Da parte mia, vorrei lasciarvi un duplice invito: avere cura di voi e prendervi cura degli altri. Avere cura di voi. Perché la vita sacerdotale o religiosa non è un “sì” che abbiamo pronunciato una volta per tutte. Non si vive di rendita con il Signore! Al contrario, ogni giorno va rinnovata la gioia dell’incontro con Lui, in ogni momento bisogna nuovamente ascoltare la sua voce e decidersi a seguirlo.

Nessun commento:

Posta un commento

Il tuo commento

Articoli più letti