23 ottobre 2025

Papa Leone XIV e il ritorno dei simboli


Andrea Gagliarducci (Korazym) - Papa Leone XIV ha visitato il 14 ottobre 2025 al Quirinale il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, facendo il massimo, in una visita che ha seguito l’intero rituale di una Visita di Stato, un segnale inequivocabile. Papa Francesco preferiva visite semplificate e rifiutò la scorta dei Corazzieri a cavallo nell’ultimo tratto del tragitto. Francesco evitò anche l’abito corale papale, che include la mozzetta e la stola, non – come spesso erroneamente si crede – simbolo del potere temporale del Papa, ma della mutata natura del potere politico sotto il segno del Vangelo.

L’abito corale papale è rosso perché trae ispirazione dalle insegne dell’Impero Romano, tramandate dall’Imperatore Costantino, che fece del Cattolicesimo la religione di Stato dell’impero. Simboleggia il passaggio dall’impero del potere all’impero dell’amore, persino al dono della vita. È giusto sottolineare che, quando Mattarella visitò Leone XIV il 6 giugno di quest’anno, la sua visita fu “privata”, con un rituale molto semplificato rispetto a una Visita di Stato, e una soluzione ragionevole date le circostanze. Sarebbe stato complicato, durante l’Anno Giubilare, sgomberare Piazza San Pietro per consentire al corteo presidenziale di entrare indisturbato attraverso l’Arco delle Campane e poi svolgere l’intero cerimoniale, che secondo il protocollo dovrebbe includere uno scambio di discorsi e persino un incontro tra il Presidente e il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede.

Il pontificato di Papa Francesco portò ad una decostruzione dei simboli. Il Papa argentino aveva il desiderio e la visione di dimostrare un papato a misura d’uomo, vicino alla gente. In questo, la sua visione era esplicitamente radicata nel populismo argentino. Eppure il leader, spogliandosi dei suoi simboli e affermando di essere uguale agli altri, fa in realtà l’opposto: trasmette il messaggio di essere superiore e di abbassarsi al popolo. Papa Francesco non si è limitato a rifiutare la mozzetta, che non ha mai indossato in nessuna occasione. Nel 2020, ha disposto una controversa modifica all’Annuario Pontificio. La prima pagina è sempre dedicata al Papa e a tutti i suoi titoli. Papa Francesco ha scelto un approccio diverso: la prima pagina dell’Annuario Pontificio riportava il nome di Francesco e la sua biografia, mentre la pagina successiva includeva un elenco di quelli che venivano chiamati “Titoli Storici”. Il messaggio era chiaro: il Papa sottolineava il suo ruolo di pastore, mentre i titoli diventavano un retaggio del passato. Importanti, sì, ma storici.

Il primo dei titoli storici nell’Annuario Pontificio era quello di Vicario di Cristo, e anche questo creava potenziali problemi nel dialogo ecumenico. Perché se il Papa è Vicario di Cristo solo per titolo storico, allora non ha il primato, ma è semplicemente il primo nel corpo episcopale. Un primo tra pari, la cui decisione è riconosciuta per elezione, non dallo Spirito Santo. Tuttavia, anche il titolo di Primate d’Italia fu posto tra i titoli storici. E Francesco, infatti, aveva chiesto alla Conferenza Episcopale Italiana di eleggere il proprio Presidente. Ma i vescovi Italiani, proprio perché il Papa è Primate d’Italia, avevano deciso che fosse il Papa a scegliere il loro Presidente, e che al massimo avrebbero proposto una rosa di tre candidati. Del resto, Papa Francesco ha sempre scelto personalmente il Presidente dei vescovi Italiani, senza troppa sinodalità. [CONTINUA]

1 commento:

  1. Speriamo che insieme ai simboli ripristinati cominci a parlare contro l'ideologia gender e lo sfascio nichilista che ha preso l'Europa e il mondo dell'istruzione, della cultura, del cinema, dei social... e a dare direttive ai Vescovi...
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