Gregory Alegi (Il Sole 24 ore; 20 feb) - Per la Chiesa cattolica, il papa è a capo della religione sia nel senso della struttura politico-gestionale sia di quella dottrinaria – insomma, il Trono e l’Altare, secondo l’efficace metafora scelta da Maria Antonietta Calabrò per il suo libro (Cantagalli, 2025, euro 25). Un duplice ruolo mai in evidenza come oggi, con la sfida di traghettare verso il futuro entrambe le dimensioni, visibilmente in affanno di fronte alle inquietudini e turbolenze del XXI secolo.
La metafora del Trono e dell’Altare si può applicare con altrettanta utilità al rapporto tra Stato e Chiesa, che per il lettore italiano si traduce nelle relazioni non sempre lineari tra le due sponde del Tevere, più o meno stretto o largo dei diversi momenti della storia repubblicana. A queste prospettive per così dire “classiche”, che l’autrice ricostruisce con dettaglio e competenza, il libro aggiunge due altre importanti chiavi di lettura, di solito trascurate ma alla ribalta proprio in questi giorni con la recente lettera di papa Francesco all’episcopato statunitense sulla necessità di accogliere anziché respingere. Se a tale netta presa di posizione si aggiunge il sorprendente discorso sul cristianesimo della ricchezza (“ma quale Vangelo ha letto?”, vien fatto di chiedersi) tenuto da Paula White-Cain, la predicatrice che Donald Trump ha messo a capo dell’Ufficio per la Fede della Casa Bianca, è chiaro che la questione del rapporto tra Trono e Altare sia divenuta centrale anche negli Stati Uniti, nei quali la dottrina sociale della Chiesa cattolica è in sempre più marcato contrasto con la weaponization della religione da parte della destra evangelica.
Attraverso la sua dettagliata ricostruzione degli eventi e scandali vaticani di questi anni, oltre agli aspetti più strettamente di cronaca, Calabrò rivela anche l’influenza sul pontificato di Bergoglio della complessa dinamica dei rapporti tra il cattolicesimo statunitense e quello romano. Da una sponda dell’Atlantico giunge la pressante richiesta di trasparenza e accountability, in primo luogo amministrativa, che la Chiesa americana tenta d’imporre con sempre maggior insistenza al Vaticano, squassato da gestioni di inquietante pressapochismo delle quali è emblematico l’acquisto dell’hotel a Londra, qui ben ricostruito; dall’altra, si avverte che l’autorevolezza dell’episcopato statunitense come propugnatore di riforme è diminuita dalle difficoltà e dagli scandali morali d’oltreoceano, dalle molestie all’ordinazione degli omosessuali. [CONTINUA]
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