05 febbraio 2025

Argentina. Confermata la condanna del vescovo argentino Gustavo Zanchetta per abusi sessuali sui seminaristi


Julieta Villar (Aci Prensa) - La Corte d'appello di Salta ha confermato la condanna a 4 anni e 6 mesi di carcere nei confronti di Mons. Gustavo Zanchetta, vescovo emerito di Orán (Argentina), per abusi sessuali aggravati. 

La sentenza originaria, emessa nel marzo 2022 dal tribunale di Orano, è quindi diventata definitiva dopo il rigetto dell'appello presentato dalla difesa 

Nella sentenza, i giudici hanno sottolineato l'importanza della testimonianza delle vittime, due seminaristi della diocesi, e la corretta valutazione delle prove. Hanno inoltre sottolineato la validità della sentenza del 2022, impugnata dalla difesa di Zanchetta, ritenendo che le censure ad essa presentate non siano sufficienti a riformare la condanna.

"La sentenza impugnata è valida e non presenta vizi o falle arbitrari nei procedimenti di formazione della condanna, poiché gli aspetti più rilevanti del complesso probatorio sono stati esposti secondo le regole della logica e la critica tentata nell'ambito del ricorso per cassazione, che si limita a un'analisi parziale e decontestualizzata delle prove, non è sufficiente a ribaltare la condanna", ha affermato la Corte d'appello.

Il prelato, che nell'agosto 2017 si era dimesso dal ministero episcopale nella diocesi del nord dell'Argentina adducendo motivi di salute, nel dicembre dello stesso anno è stato nominato consigliere dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) in Vaticano, ha riferito l'AICA.  

Papa Francesco sul caso Zanchetta

Papa Francesco ha fatto riferimento al caso di mons. Zanchetta in un'intervista rilasciata nel 2019 alla giornalista della Televisa messicana Valentina Alazraki. Rispondendo alle domande su come aveva gestito il caso, il Santo Padre ha chiarito che prima delle dimissioni di Mons. Zanchetta dalla diocesi di Orano, circolavano accuse legate ad immagini intime inviate dal suo cellulare, situazione dalla quale il vescovo si è difeso sostenendo di essere stato hackerato. 

«Si è difeso bene, quindi di fronte all'evidenza e a una buona difesa, c'è il dubbio, ma, In dubio pro reo [in caso di dubbio, a favore dell'imputato]», disse allora il Papa. [CONTINUA]

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