07 maggio 2024

Le manovre del Sinodo. La voce dei cardinali africani


Franca Giansoldati (Il Messaggero) - Mancano sei mesi alla seconda parte del Sinodo sulla sinodalità che già si stanno compattando coloro che appaiono decisi a fare muro contro un certo “relativismo” serpeggiante nella Chiesa per difendere l'unità della fede e non tanto culture particolari. «Nella prossima sessione del Sinodo, è vitale che i vescovi africani parlino in nome dell'unità della fede e non in nome di culture particolari». A fare da catalizzatore ad una visione ferma nei suoi principi – per intenderci decisa a rigettare le benedizioni alle coppie gay – è stato il cardinale Robert Sarah con un discorso fatto in Camerun che da qualche giorno sta circolando all'interno di diverse conferenze episcopali africane, decise a fermare la deriva delle unioni tra persone dello stesso sesso contenute nel documento licenziato dal Vaticano Fiducia Supplicans, un passaggio che sta ancora creando notevole disorientamento tra le comunità cattoliche.

Papa Francesco in diverse occasioni ha spiegato che in Africa quei provvedimenti non saranno adottati per arretratezza culturale, perchè «la cultura non lo accetta» aggiungendo che si «benedicono le persone, non il peccato».

Del resto, ha sottolineato, «quando benediciamo un imprenditore non ci chiediamo se ha rubato».

Ad allinearsi con il cardinale Sarah è un altro pezzo da novanta del Collegio Cardinalizio, anch'egli con qualche chance nel prossimo conclave. Fridolin Ambongo che parlando alla riunione di quattro giorni dei delegati africani che al sinodo rappresenteranno l'Africa dal 2-29 ottobre a Roma ha avuto parole nette: «Ho seguito con molta attenzione il discorso del cardinale Sarah e penso che ciò che abbia detto sia vero. Fiducia Supplicans non riguarda principalmente gli aspetti culturali; piuttosto, sarebbe stata meglio affrontarla attraverso le prospettive della teologia, della moralità, della Bibbia e del Magistero».

Sarah e Ambongo concordano sul fatto che anche all'ultimo Sinodo la Chiesa in Africa abbia difeso la dignità dell'uomo e della donna creati da Dio anche se «la sua voce è stata ignorata e disprezzata da coloro la cui unica ossessione è quella di compiacere le lobby occidentali».




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