05 aprile 2024

I vecchi rancori di papa Francesco


Matteo Matzuzzi (Il Foglio) - Sciagurato chi pensava d’aver visto tutto ne “I due Papi”, con Jonathan Pryce/Papa Francesco esultante davanti alla tv per una partita di calcio e Anthony Hopkins/Benedetto XVI con il giubbotto bianco da benzinaio. Realtà parallela, si disse del film diretto da Fernando Meirelles, evoluzione dello “Habemus Papam” di Nanni Moretti, con i cardinali che giocano a pallavolo mentre l’eletto si sottopone a sedute di psicoanalisi. Un decennio abbondante dopo, un giorno sì e l’altro pure, la Chiesa finisce sui giornali o in tv per le confessioni di Francesco. Interviste, libri, racconti consegnati ai novelli aedi che ascendono alla suite di Santa Marta per raccogliere i ricordi sull’amata abuela, le vecchie zie, le origini piemontesi, la serietà della teologia argentina, il primo amore che non si scorda mai, la voglia di farsi missionario in Giappone eccetera. 

Alle madeleine romantiche o nostalgiche s’affianca la cupa analisi della cospirazione, con i saloni vaticani pieni di spie e lupi pronti a sbranare l’agnello, dei cardinali che “mi vogliono morto” ai racconti con qualche pecca di memoria sui conclavi del 2005, dove gli unici testimoni in grado di confermare le asserzioni papali o non possono farlo perché sono vincolati al segreto, o sono morti (il cardinale ultraconservatore Dario Castrillón Hoyos, stando alle confidenze di Francesco sarebbe stato il poco probabile capofila delle trame per eleggere diciannove anni fa Jorge Mario Bergoglio al Soglio petrino). 

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