11 marzo 2024

Teologia. Sequeri: uscire dalla nevrosi ecclesiogena incentrata sulla morale


Pierangelo Sequeri (Avvenire) - Le due parole aggiunte alla nostra serie di riflessioni per “cercatori e trovatori” non sono parole, ma formule (latine): ad intra, ad extra. Niente paura, sono formule facili da decifrare: “dentro e fuori”, “all’interno e all’esterno”. Ma anche, metaforicamente: “tra noi e con gli altri”, oppure “nel pensiero e nell’azione”, o anche “nell’interiorità delle coscienze e nell’espressività dei gesti”. L’idea è quella di dare un contesto a tutto ciò che la fede cerca quando decide di ritrovare lo sguardo di Dio sull’orizzonte della vita: e non si limita a indottrinare la parola di Dio e a fissare i confini della religione. La “vita comune”, nelle nostre contrade, sa sempre più poco della strepitosa rivelazione che ci è consegnata dalla fede seminata da Gesù. E la “vita cristiana”, a sua volta, si consegna dolcemente al suo ripiegamento nella pura devozione di gesti e immagini vagamente connesse al mistero cristiano.

Non infierite, però, vi prego, su questo ripiegamento. Che volete che facciano? Gli strumenti – linguistici, liturgici, pastorali, spirituali, culturali – sono quelli che erano a disposizione delle generazioni preconciliari. I preti fanno i preti, i religiosi fanno i religiosi, i fedeli fanno i fedeli. Sono più pochi? Certo. E quindi, sono in affanno a riversare tutti i tesori accumulati in questi decenni da una riflessione teologica incredibilmente più ispirata, da una spiritualità straordinariamente più vitale, da una concezione di Chiesa più comunitaria, da una impostazione della missione più testimoniale. 

Questa emozionante ricchezza, però, ha battuto moneta soprattutto per il mercato interno: con esigua capacità di circolazione nel mondo degli scambi con l’esterno. Dall’esterno ha importato prestiti: spesso troppo spensieratamente apprezzati come valuta pregiata, forme di riconoscimento estemporaneo a sostegno di un’economia sostanzialmente autarchica. Del tesoro della fede non c’è rendita però: e pochissimo scambio. In ogni caso la fede nel riscatto dell’anima dal nichilismo che se la divora senza troppa fatica, e nella destinazione della vita che deve risorgere da qualche parte, per sempre, rimangono in fondo alla lista. Molta morale, poca comunità, zero cultura

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