Don Aldo Buonaiuto (Interris) - La vita è degna di essere vissuta in ogni sua fase. Nessuno ha il diritto di interromperla o manipolarla: dal concepimento al termine naturale. “Per ogni cosa c’è la sua stagione, c’è un tempo per ogni situazione sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire”, scrive l’Ecclesiaste. La quarantaseiesima Giornata Nazionale per la Vita rilancia una riflessione (“La forza della vita ci sorprende”) e ribadisce “l’impossibilità morale e razionale di negare il valore della vita, di ogni vita”. A tracciare la linea è Papa Francesco: “Il grado di progresso di una civiltà si misura dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili”. La difesa della sacralità di ciascun essere umano va testimoniata in famiglia, nei differenti contesti comunitari, nell’attività educativa, nella cultura collettiva.
Impedire di nascere o di restare in vita è sempre un’aberrante crudeltà che calpesta i valori fondamentali e nega la dignità insita in ciascuno di noi. La coercizione riproduttiva, per esempio, è un’atroce forma di violazione della dignità dell’individuo come lo è l’eutanasia (“crimine contro la vita”). Inguaribile non è mai sinonimo di incurabile: chi è affetto da una malattia allo stadio terminale (come chi nasce “con una previsione limitata di sopravvivenza”) ha diritto ad essere accolto, curato, circondato di affetto. [CONTINUA]
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