Miguel Cuartero (Korazym) – Secondo l’analisi del Catholic Secretariat of Nigeria (CNS) e dalla Caritas nigeriana, dal 2015, in dieci anni, sono stato rapiti 201 tra sacerdoti e seminaristi, 15 sono stati uccisi, 4 restano ancora dispersi. Dieci anni di soprusi, violenze e discriminazioni che non risparmiano le religiose, i fedeli anche più giovani, gli spazi liturgici e le scuole Cattoliche, spesso vittime di razzie e incendi dolosi. Secondo un rapporto della ONG nigeriana Intersociety pubblicato nel 2023, in Nigeria dal 2009 sono stati uccisi 52.250 Cristiani da miliziani islamici, nel mirino anche 2.200 scuole Cristiane e 18.000 luoghi di culto.
Una vera caccia ai Cristiani. Nulla di più chiaro alla base di ciò che sta succedendo in Nigeria. Da anni si parla di persecuzione senza che nessuno, nella comunità internazionale, si indigni, senza che nessuno alzi la voce per denunciare le atrocità, violenze e ingiustizie che i Cristiani sono costretti a subire nel Paese africano.
La Chiesa in Nigeria, nel frattempo, resiste e reagisce. Resiste vivendo la propria fede senza paura e senza tentennamenti pur vivendo in un contesto ostile, senza nascondersi o scendere a compromessi. Reagisce con generosità attraverso una fioritura di vocazioni alla vita consacrata e al sacerdozio. Resistenza e reazione non difficili da trovare in altri Paesi del continente africano, che rappresentano oggi un modello per la Chiesa in Europa, che sembra sempre più in ritirata, alla ricerca di nuove vie pastorali, di pedagogie di inclusione per piacere al mondo, mentre vive un rigido inverno vocazionale.
In una recente conversazione con la stampa, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, si è riferito ai conflitti in Nigeria con parole che sono rimaste indigeste a molti fedeli Africani. Secondo quanto riporta Vatican News, il cardinale ha infatti affermato che quello nigeriano «non è un conflitto religioso, è più un conflitto di tipo sociale, per esempio tra gli allevatori e gli agricoltori». Ci sono «molti Musulmani – ha aggiunto il porporato – che sono vittime di questa intolleranza di gruppi estremisti che non fanno distinzione per portare avanti il loro scopo, i loro obiettivi. Usano la violenza nei confronti di tutti quelli che li ritengono oppositori».
La posizione del cardinale ha creato disagio tra i fedeli Nigeriani, che si sentono perseguitati, non per generici motivi sociali o agricoli, ma per la loro Fede. In un’intervista rilasciata a France Catholique, il Padre Chimaobi Clément Emefu, CSSp, professore di Diritto Canonico ad Attakwu (Nigeria) ha definito “una falsità” l’idea che le violenze in Nigeria siano dovute a conflitti tra pastori e agricoltori. Il religioso ha parlato di un «piano politico per islamizzare la Nigeria» e obbligare i Cristiani, con intimidazioni e razzie, a lasciare la loro terra; una persecuzione “istituzionalizzata” – ha detto anche a Vatican News – che conta con l’appoggio dei leader politici di maggioranza Musulmana. [CONTINUA]

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