08 settembre 2025

Quei 19 martiri d'Algeria così cari a Papa Leone XIV


Sandro Magister (Diakonos) - Nel Meeting che Comunione e liberazione tiene ogni fine agosto a Rimini, quest’anno col titolo generale “Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi”, fa spicco una mostra dedicata ai martiri d’Algeria, illustrata anche da un libro di prossima uscita stampato dalla Libreria Editrice Vaticana.

Pochi sanno che l’8 maggio, quando papa Leone è stato eletto, era il giorno della memoria liturgica proprio di questi martiri, e che in Numidia, la moderna Algeria, è nato e vissuto Agostino, di cui lo stesso Leone si definisce “figlio”.

E infatti, nel messaggio da lui rivolto ai promotori del Meeting, a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, ha voluto mettere in luce questa sua prossimità :

“Il Santo Padre ha apprezzato che una delle mostre caratterizzanti il Meeting di quest’anno sia dedicata alla testimonianza dei martiri di Algeria. In essi risplende la vocazione della Chiesa ad abitare il deserto in profonda comunione con l’intera umanità, superando i muri di diffidenza che contrappongono le religioni e le culture, nell’imitazione integrale del movimento di incarnazione e di donazione del Figlio di Dio. È questa via di presenza e di semplicità, di conoscenza e di ‘dialogo della vita’ la vera strada della missione. Non un’auto-esibizione, nella contrapposizione delle identità, ma il dono di sé fino al martirio di chi adora giorno e notte, nella gioia e fra le tribolazioni, Gesù solo come Signore”.

I martiri d’Algeria di cui si fa memoria sono i diciannove raffigurati nell’icona qui riprodotta, dipinta da suor Odile, una religiosa delle Piccole Sorelle di Nazareth, tutti uccisi tra il 1994 e il 1996, nel pieno del “decennio nero” della guerra civile che fece in Algeria 150mila morti.

Tra di essi c’è un vescovo, Pierre-Lucien Claverie, domenicano, “pied-noir”, ossia francese nato in Algeria, della diocesi di Orano, ucciso il 1 agosto 1996 assieme al suo amico e autista musulmano Mohamed Bouchikhi, raffigurato anche lui nell’icona, il solo senza l’aureola.  [CONTINUA]

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