05 settembre 2025

Quando la realtà è inferiore all’idea: da Francesco a Leone XIV è cambiato tutto per non cambiare nulla?


Luca del Pozzo (Il Riformista) - Mentre papa Leone XIV, in linea con il suo “programma” enunciato già nella primissima omelia dopo l’elezione – “sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato” – va dritto per la sua strada senza clamori e con uno stile low profile distante anni luce da quello del suo predecessore, l’attivismo dei nostalgici di Bergoglio che sembrano non essersi rassegnati al fatto che la Chiesa c’era prima e ci sarà dopo Francesco, non accenna a placarsi.

Recenti commenti, dichiarazioni e interviste di rappresentanti del mondo cattolico, laici ma anche esponenti di spicco dei vescovi italiani stanno lì a dimostrarlo. Segno evidente che la discontinuità che solo un cieco potrebbe non vedere si sta facendo sentire, eccome. Da segnalare come in tale contesto lo sport preferito sia il “gattopardismo”, ossia tentare (in alcuni casi non senza qualche goffaggine comunicativa, per info citofonare p. Spadaro) di far passare Leone XIV come la naturale prosecuzione di Francesco di modo che l’avvicendamento tra i due sarebbe solo di facciata, superficiale, mentre la linea d’azione è rimasta inalterata.

Anzi meglio, “deve” restare inalterata. Perché la vera Chiesa è quella di Francesco, la rotta è tracciata e indietro non si torna (ciao core). Della serie, è cambiato tutto per non cambiare nulla, come direbbe, appunto, il Gattopardo. Ora, detto che su alcuni temi – ma, anche qui, con accentuazioni e posture sensibilmente diverse (dettaglio, questo, niente affatto marginale siccome nella Chiesa la forma è sostanza, con buona pace di chi vagheggia improbabili riforme all’insegna della “semplicità”, qualunque cosa significhi) – Prevost sembra effettivamente situarsi sulla stessa lunghezza d’onda di Bergoglio, intanto è di sesquipedale evidenza come i punti di lontananza, in alcuni casi siderale, siano ben maggiori. [CONTINUA]

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