25 luglio 2025

Non solo Gaza. Chi e perché vuole cacciare i cristiani dalla Terra Santa


Sandro Magister (Diakonos) - Ciò che è accaduto ultimamente a Gaza è stato messo in luce con parole chiare, sicuramente concordate con il papa, dal segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, nell’intervista al Tg2Post del 18 luglio, quando ha detto che “è necessario” che Israele “dica effettivamente che cosa è successo: se è stato veramente un errore, cosa di cui si può legittimamente dubitare, o se c’è stata una volontà di colpire direttamente una chiesa cristiana, sapendo quanto i cristiani sono un elemento di moderazione proprio all’interno del quadro del Medio Oriente e anche nei rapporti tra palestinesi ed ebrei”.

In realtà, la bomba caduta il giorno precedente sulla chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza (vedi foto), che ha abbattuto parte del tetto e ha fatto tre morti e dieci feriti tra i 550 fedeli che vi trovavano quotidianamente rifugio, è solo l’ultimo segnale di una crescente ondata di ripudio della presenza cristiana in Terra Santa da parte di un settore consistente dell’ebraismo, con i suoi partiti e ministri fanatici, con i suoi coloni che infieriscono nei territori occupati, con i suoi soldati insofferenti agli ordini. È quell’estremismo messianico che il governo di Benjamin Netanyahu asseconda nei fatti e che rende irrealistica qualsiasi soluzione politica della guerra, né quella dei due Stati, l’israeliano e il palestinese, né quella dell’unico Stato con due popoli di pari diritti.

All’Angelus della domenica successiva, 20 luglio, papa Leone ha chiamato per nome i tre cristiani uccisi: Saad Issa Kostandi Salameh, Foumia Issa Latif Ayyad, Najwa Ibrahim Latif Abu Daoud, quest’ultimo giovane corrispondente de “L’Osservatore Romano” da Gaza. E “ai nostri amati cristiani mediorientali” ha detto “grazie per la vostra testimonianza di fede”, ossia, in altre parole, per il loro martirio. [CONTINUA]

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