Info Vaticana - Il cardinale tedesco ha chiuso i lavori del corso estivo dell'ISSEP (Instituto Superiore de Sociologia, Economia e Politica) dedicato all'Europa.
Presso l'imponente Monastero di San Lorenzo de El Escorial, e come solenne discorso di chiusura della Scuola Estiva ISSEP, Sua Eminenza il Cardinale Gerhard Ludwig Müller ha tenuto domenica scorsa, 20 luglio, una relazione intitolata "Orientamenti Cristiani per una Nuova Europa". In essa, il Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede ha affrontato la crisi spirituale, morale e culturale che sta attraversando l'Europa con fermezza teologica e chiarezza filosofica, e ha proposto il Cristianesimo come unica bussola affidabile per la sua rigenerazione.
Davanti a un pubblico attento, Müller ha denunciato lo svuotamento antropologico delle ideologie post-umaniste, la colonizzazione nichilista del pensiero europeo e l'abbandono dell'anima cristiana del continente. Lungi dal limitarsi a un lamento nostalgico, il suo intervento è stato un appello a recuperare il fondamento trascendente della dignità umana: la persona creata a immagine di Dio e redenta da Cristo. Il Cardinale ha riaffermato la missione profetica della Chiesa in mezzo a una civiltà frammentata e ha ammonito che l'Europa, se desidera sopravvivere come civiltà libera e umana, deve riconciliarsi con le sue radici cristiane. Con la lucidità di chi ha contemplato il cuore del Vangelo, Müller ha ricordato che senza Gesù Cristo – Via, Verità e Vita – non ci sarà vero futuro per l'Europa.
È impossibile definire l'Europa senza il cristianesimo. Ma, al contrario, il cristianesimo non è legato all'Europa nelle sue origini o nella sua essenza, né è limitato al suo territorio e alla sua cultura. Piuttosto – come disse l'apostolo Paolo! – il cristianesimo consiste nel "mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell'eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all'obbedienza della fede" (Rm 16,25ss).
Un cristiano non si definisce passivamente e meramente recettivamente in base alle tradizioni e ai costumi convenzionali a cui deve la sua identità culturale. Pertanto, vale la pena chiedersi cosa sia il cristianesimo in sé, indipendentemente dall'Europa come continente e come cultura globale di eccellenza, come atto spirituale di fede personale "con il quale l'uomo si affida liberamente e completamente a Dio" (Concilio Vaticano II, Dei Verbum 5).
Ha attirato notevole attenzione il fatto che Papa Leone XIV, fin dall'inizio del suo pontificato, abbia posto Gesù Cristo al centro della sua predicazione. Ci si era già abituati al fatto che, dopo la "morte di Dio", che Friedrich Nietzsche ("La gaia scienza", 125) aveva cupamente profetizzato come destino dell'umanità, la Chiesa cercasse di giustificare il proprio diritto a esistere in un mondo secolarizzato unicamente attraverso gli effetti umanitari e civilizzanti del cristianesimo.
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