Stefano Fontana (La nuova BQ) - Padre Clodovis Boff, dei Servi di Maria, fratello di Leonardo Boff – uno dei più noti esponenti della teologia della liberazione – ha scritto una Lettera aperta ai Vescovi latino-americani e dei Caraibi. Un gesto inusitato e coraggioso che ha subito fatto il giro del mondo, come capita quando qualcuno parla chiaro e dice cose fin troppo evidenti in sé, anche se trascurate dai più.
La Lettera è datata 15 giugno e l’occasione è stata la conclusione della 40ma Assemblea generale del Celam, il Consiglio di tutti i vescovi dell’America Latina e dei Caraibi, e la lettura del documento finale che riassumeva i lavori dell’assise.
L’osservazione centrale di Boff è che quel documento non parla di Dio e di Cristo – nel testo appena nominati di sfuggita – e, come ormai avviene almeno dall’Assemblea di Medellin del 1969, si limita a parlare delle sfide sociali ed economiche e a prefigurare una Chiesa «misericordiosa, sinodale e in uscita … una Chiesa che ascolta e impara dalla luce che lo Spirito offre a tutto il popolo di Dio, che si lascia interpellare dalle grida del popolo e ha il coraggio di impegnarsi con esso»: «Cari fratelli maggiori – osserva padre Clodovis –, non vedete che questa musica sta diventando noiosa? Quando ci darete la buona novella su Dio Padre, Cristo e il suo Spirito? Sulla grazia e la salvezza? Sulla conversione del cuore e la meditazione della Parola? Sulla preghiera e l'adorazione, la devozione alla Madre del Signore e altri temi simili? Infine, quando ci annuncerete un messaggio veramente religioso e spirituale?». «Leggo il vostro elenco delle "grida" e delle "sfide" odierne e vedo che non è altro che ciò che dicono giornalisti e sociologi comuni». «Non è inutile ricordare qui che la Chiesa è, soprattutto, un "sacramento di salvezza" e non una mera istituzione sociale, progressista o no». [CONTINUA]

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