Miguel Cuartero Samperi (InTerris) - La morte di don Matteo Balzano, 35 anni, ha lasciato sgomenti i suoi conoscenti, i parrocchiani e tutti coloro che hanno appreso la tragica notizia. Il vice parroco della parrocchia di Cannobio (Piemonte) si è tolto la vita senza lasciare motivazioni scritte, senza far trapelare nessun tipo di particolare disagio, senza che nessuno avvertisse qualche tipo di sofferenza che possa aver portato al gesto estremo. Sui social e sui giornali la notizia ha generato tra i fedeli una serie di riflessioni che è necessario sottolineare perché non può lasciare indifferenti il suicidio di un ragazzo che ha donato la sua vita per Dio e per la Chiesa senza che la comunità cristiana si interroghi profondamente sull’accaduto.
Cosa è successo a Matteo e cosa ha motivato quel gesto, al momento, non ci è dato di sapere. Forse nessuno sarà in grado di spiegarlo pienamente, ma è tuttavia necessario prendere coscienza del fatto che, come tutti gli esseri umani, i preti sono uomini che affrontano le difficoltà della vita portando ogni giorno le loro fragilità e le loro sofferenze spesso senza trovare l’aiuto di cui hanno bisogno o senza che nessuno ascolti il loro grido silenzioso di dolore.
Recentemente papa Leone XIV, incontrando i sacerdoti a Roma, ha sottolineato il ruolo fondamentale della fraternità sacerdotale. Papa Leone ha indicato l’amicizia con Gesù come la chiave di ogni sacerdozio. «Questo richiede ascolto profondo, meditazione, e una ricca e ordinata vita interiore». Al contempo ha sottolineato la fraternità come «stile essenziale di vita presbiterale», per questo è necessario «costruire legami solidi nel presbiterio» contro ogni tipo di rivalità o individualismo. Infine Leone XIV, come intuendo un pericolo latente nei pastori, ha invitato i sacerdoti a non sentirsi mai soli ma a lasciarsi accompagnare: “Voglio sottolineare l’importanza della vita spirituale del sacerdote. Tante volte quando abbiamo bisogno di aiuto, cercate un buon “accompagnatore”, un direttore spirituale, un buon confessore. Nessuno qui è solo. E anche se stai lavorando nella missione più lontana, non sei mai solo! Cercate di vivere quello che Papa Francesco tante volte chiamava la “vicinanza”: vicinanza con il Signore, vicinanza con il vostro Vescovo, o Superiore religioso, e vicinanza anche fra di voi, perché voi davvero dovete essere amici, fratelli”.

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