Franca Giansoldati (Il Messaggero) - E' un grande percorso divulgativo a ritroso – storico, culturale, politico, religioso – che aiuta a far luce sulle radici dell'Occidente cristiano, rendendo bene l'idea della svolta voluta dall'imperatore Costantino e di come sia stato possibile a quei tempi arrivare a punti di sintesi nonostante visioni divergenti, persino opposte. Politica e fede ad un certo punto si sono mescolate. Sullo sfondo c'era l'Impero romano che si stava dissolvendo e il cristianesimo che avanzava veloce e litigioso, tra diverse correnti interne ritenute persino pericolose per la stessa stabilità e il controllo del territorio.
Si intitola “La scommessa di Costantino” il bel libro pubblicato da Mondadori (180 pagine, 20 euro) firmato da uno storico del cristianesimo – Giovanni Maria Vian - e da un vaticanista – Gian Guido Vecchi – che incrociando una mole impressionante di documenti e dati arrivano a far capire come un Concilio avvenuto 1700 anni fa possa avere cambiato per sempre il corso degli eventi, fino ai nostri giorni.
Perché senza la decisione politica dell'imperatore Costantino di convocare tutti i vescovi di quell'epoca a Nicea, una minuscola cittadina in Turchia – oggi Iznik, ad un centinaio di chilometri da Istanbul - il cristianesimo non sarebbe stato quello che è poi arrivato fino ai giorni nostri. [CONTINUA]
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