25 marzo 2025

Il futuro da decifrare. L'istituzione in bilico.


Andrea Gagliarducci (Korazym) - La lettera che Papa Francesco ha indirizzato al quotidiano Il Corriere della Sera il 14 marzo è l’epitome del pontificato. Quando il quotidiano ha pubblicato la lettera il 18 marzo, è stato subito evidente, che non poteva essere stato il Papa a scriverla. Non c’è niente di sbagliato in questo. Non tutti i testi del Papa sono scritti personalmente dal Papa. Lui, però, deve approvarli prima che vengano pubblicati.

Come mai, allora, una lettera di risposta al Direttore del Corriere della Sera è diventata una priorità per Papa Francesco? Ora, il Papa è dimesso dall’ospedale. Quando la lettera è stata pubblicata, le informazioni dicevano che il Papa stava meglio, il suo respiro era più regolare e aveva gradualmente ripreso alcune attività lavorative. Dopotutto, alcune decisioni possono essere prese solo dal Papa, a partire dalle disposizioni dei nuovi vescovi e svolgere alcune attività regolari.

Non è un caso che il Sostituto della Segreteria di Stato, che si occupa degli affari generali, sia colui che vede di più il Papa quando le attività sono regolari. Il Sostituto sottopone al Papa le decisioni di governo ordinario, i problemi che possono sorgere e i testi da approvare e firmare. In definitiva, il Sostituto, nell’organigramma della Curia, è la persona più vicina al Papa in assoluto.

Durante la sua degenza in ospedale, la Santa Sede annunciava regolarmente quando il Papa poteva dedicarsi a qualche lavoro. I bollettini medici sottolineavano generalmente che il Papa aveva alternato il lavoro con il riposo.

Per due volte, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, ha fatto visita a Papa Francesco con il Sostituto, l’Arcivescovo Edgar Peña Parra. In entrambi i casi, le visite si sono svolte la domenica mattina. In pratica, il Papa ha incontrato la sua Segreteria ogni due settimane da quando era in ospedale. [CONTINUA]

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