25 febbraio 2025

Capire il Giubileo della speranza (al di là delle speranze umane)


Tommaso Scandroglio (La Nuova BQ) - In questo tempo sazio e disperato la speranza ci pare morta. Accade perché abbiamo scambiato la Speranza con le speranzuole mondane. Per paradosso la croce è l’unica possibilità rimasta alla speranza per mettere in scacco i fallimenti e le miserie che adombrano i nostri sguardi. Verso un Giubileo della Speranza. 

I termini “giubileo” e “speranza” si attraggono a vicenda. C’è chiara affinità. Infatti è la felicità la meta ultima verso cui protende la speranza, come ci ricorda il Catechismo: «La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull'aiuto della grazia dello Spirito Santo» (n. 1817). E parimenti è stata felice l’intuizione di Papa Francesco di dedicare l’attuale Giubileo alla speranza.

Tra le tre sorelle teologali, la Speranza, diciamocelo, è quella a noi più simpatica. Fede e Carità esigono impegno e sacrificio. La Speranza vuole solo che ti abbandoni ad essa, non in modo fatalistico, ma chiedendoti di aiutarla a farla fiorire (e qui son lacrime e sudore) ricorrendo alla grazia divina. La speranza, allora, sa di promessa che si compirà, di salvezza certa, di dono che non guarda ai meriti, ha il profumo della quiete dopo la tempesta e il suono del gocciolio della pioggia una volta che il temporale è passato. È la certezza che l’inverno è la stagione che ci promette la primavera. «La speranza è una gioia prima della gioia» (Filone Alessandrino, La posterità di Caino, Milano 1984, p. 161).

La speranza è il senso ultimo delle cose, ultimo perchè celato e calato in profondità dentro di esse. Soprattutto di quelle che sono l’antitesi della speranza. Ma anche in esse si può scorgere la sua luce, come la Luna, che è satellite notturno, ma nonostante questo riflette la stella che le si oppone di giorno, il Sole. [CONTINUA]

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