17 ottobre 2024

Quella fumata bianca che cambiò la storia


Gianfranco Svidercoschi (Interris) - Sono trascorsi 46 anni dall’elezione di Giovanni Paolo II: dopo otto fumate nere, il 16 ottobre 1978 alle ore 18 e 18, il cardinale polacco Karol Wojtyla diventa il primo papa slavo della storia della Chiesa. Da luminoso testimone del Vangelo sarà proclamato santo da Jorge Mario Bergoglio.

 «Carolum…» Lassù, sul balcone della basilica di San Pietro, stava accadendo qualcosa di strano o, quantomeno, di incomprensibile. Il cardinale protodiacono, Pericle Felici, aveva cominciato ad annunciare, gaudium magnum, l’elezione del nuovo Papa. Però, dopo aver allungato all’infinito quell’«Emi-nen-tis-si-mum ac Re-ve-ren-dis-si-mum», e detto il nome, soltanto il nome, si era fermato di colpo. Come se avesse perso improvvisamente la voce. Fu un attimo, una frazione infinitesimale di tempo; ma, con la tensione che in piazza saliva spasmodicamente tra la folla, sembrò non finire mai. Interminabile, e carico di mistero.

Prete romano di quelli antichi, Felici era uomo sereno, pacioso, imperturbabile. E tuttavia, in quel momento, venne preso dall’emozione. Una fortissima emozione. Un po’ perché era cosciente d’essere sul punto di dare una notizia shock. Un po’ perché temeva di pronunciare male quel cognome mezzo ostrogoto; prima, aveva fatto anche delle prove, riuscite così così. Ma, più di tutto, era emozionato per il ricordo di quando, neppure due mesi prima, lì, da quel balcone, aveva dato l’annuncio del successore di Paolo VI: Albino Luciani, patriarca di Venezia, e che aveva preso il nome di Giovanni Paolo. Felici era amico di Luciani, lo conosceva bene; e non si era meravigliato più di tanto a vedere come il nuovo Papa avesse conquistato immediatamente il cuore dei cattolici, ma anche l’attenzione del mondo laico, e della più vasta opinione pubblica. Un consenso che aveva dietro più di un motivo, e non semplicemente formale. [CONTINUA]

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