07 settembre 2024

Vaticano. Dipendenti sfidano lo IOR convolando a nozze


Franca Giansoldati (Il Messaggero) - Stavolta l'amore ha superato ogni barriera, persino l'ostacolo del licenziamento annunciato (che tra un mese scatterà inevitabile per i novelli sposi).Sabato scorso, in una parrocchia del litorale romano, i due giovani funzionari dello IOR che si erano conosciuti dietro gli sportelli bancari del Torrione di Niccolò V hanno pronunciato il fatidico 'si' con un gruppo ristretto di amici e parenti. Romeo e Giulietta d'Oltretevere hanno avuto il coraggio di sfidare il potere e, soprattutto, il bizzarro regolamento da poco pubblicato dell'Istituto per le Opere di Religione. Nelle disposizioni contenute nel testo ed entrate subito in vigore ce n'è una che ha fatto sobbalzare dalla sedia diversi cardinali persino ai vertici del piccolo stato pontificio, anche se nessuno osa chiederne l'abrogazione.partire da 30 giorni dalla celebrazione del matrimonio. A meno che uno dei due coniugi non decida di dimettersi volontariamente dall'impiego. «E' vietata l'assunzione di coniugi, consanguinei fino al quarto grado e di affini in primo e secondo grado, secondo il computo canonico, di persone e amministratori all'interno dell'Istituto». Non solo. «Al fine di garantire la parità di trattamento, anche la celebrazione del matrimonio canonico tra un dipendente dell'Istituto e un altro dipendente dell'Istituto o di altre amministrazioni dello Stato della Città del Vaticano costituisce causa di perdita dei requisiti di assunzione. La presente causa di perdita dei requisiti di assunzione si intende superata per uno dei due coniugi qualora l'altro cessi il proprio rapporto lavorativo con l'Istituto e con le altre amministrazioni del Vaticano, nel termine di 30 giorni dalla celebrazione del matrimonio canonico».

Il brutto caso era scoppiato internamente poco dopo l'annuncio fatto dai ragazzi.

Nel frattempo la questione si era gonfiata, rimbalzando su diversi tavoli curiali, analizzata da prelati e giuristi ma senza alcuna soluzione possibile. Anche perchè lo IOR nel panorama vaticano gode di una amministrazione autonoma ed è risaputo che gli viene riconosciuto da Francesco un potere pressochè assoluto. Sicchè per i due ragazzi l'unica possibilità esistente per tentare di mantenere il proprio posto di lavoro sarebbe un intervento diretto da parte del Pontefice che però finora sembra non avere fiatato.

Vaticano, il malcontento dei 4.500 dipendenti: avviata una class action. Nel mirino stress, meritocrazia e abusi di potere

REGOLAMENTO

In compenso i due sposini hanno già sperimentato il rigore dell'amministrazione dell'Istituto delle Opere di Religione poiché sono stati sospesi per alcuni giorni con la motivazione di aver fatto conoscere all'esterno la loro storia, creando imbarazzi e disagi alla potentissima banca vaticana. Una misura che sembra non tenere conto che da mesi la vicenda era finita al centro di diverse riflessioni interne, in un crescendo di malumore tra i lavoratori curiali che da tempo chiedono al Papa trasparenza, equità nell'applicazione delle regole e maggiore giustizia sociale. 

L'INTERVENTO

L'Associazione del dipendenti laici del Vaticano – ADLV – una specie di sindacato interno ha diffuso alcuni giorni fa una amara riflessione: «I dipendenti vaticani, negli ultimi tempi, si stanno interrogando sulla natura del lavoro nella Sede Apostolica e sul senso del servizio. L’esser parte della comunità dei dipendenti vaticani dovrebbe significare essere membro di una speciale famiglia, caratterizzata da specifici valori – quelli del “vangelo del lavoro” e della dottrina cattolica sul lavoro umano, sempre viva nella tradizione della Chiesa – che le conferiscono un peculiare tratto distintivo rispetto alle aziende esterne, soprattutto private. Come sostiene anche Papa Francesco: “Lavorare è proprio della persona umana: esprime la sua dignità di creatura fatta a immagine di Dio”». Ma è davvero così?

LA REPLICA DELLO IOR

Lo IOR dopo un lungo silenzio ha spiegato che la norma in questione che costerà il posto di lavoro a uno dei due ragazzi, è stata introdotta nell'ambito delle riforme volute in questi anni da Papa Francesco e prima ancora da Benedetto XVI. «L’obiettivo dell’Istituto è esclusivamente quello di garantire condizioni di parità di trattamento tra tutto il personale dipendente durante l’intero periodo di permanenza in servizio, oltre che nella fase di assunzione rispetto ai candidati esterni. Dal momento che l’Istituto riunisce poco più di cento di dipendenti in una unica sede, senza filiali, tal norma è infatti fondamentale per prevenire sia inevitabili conflitti d’interesse di tipo professionale tra gli aspiranti coniugi interessati, sia l’insorgere di possibili dubbi di gestione familistica tra la propria clientela o il grande pubblico» spiegano in una nota, aggiungendo che il nuovo regolamento era in cantiere da parecchio. Per potere introdurre questa nuova regola i vertici della banca del Papa hanno dovuto attendere «il pensionamento di uno dei coniugi dell’ultima coppia (di cinque) ancora in servizio durante il precedente periodo» in cui in vi era di fatto un vuoto legislativo. 

Di conseguenza «pur tutelando i propri dipendenti in caso di matrimonio tra colleghi, l’Istituto tutela il prevalere dell’interesse pubblico di cui è portatore, in quanto Ente Centrale della Chiesa. Interesse pubblico che, necessariamente, deve prevalere rispetto agli interessi individuali dei singoli dipendenti». 


Nessun commento:

Posta un commento

Il tuo commento

Articoli più letti