Dall'intercalare boludo (idiota, scemo) tra amici, parenti e colleghi, alle varie espressione colorite precedute, come se non bastasse, dal tipico "re" rafforzativo.
Ora che ai vertici del Vaticano siedono due argentini, a distanza di pochi giorni, si è potuto avere conferma di quanto sia parzialmente vera questa diceria.
Prima è toccato al cardinale Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, che in conferenza stampa pronunciò la parola "caxxate" riferita ai falsi veggenti tra lo stupore e l'incredulità dei giornalisti presenti in sala. Giusta la teoria, sbagliata la pratica.
Poi fu la volta di Francesco che, parlando ai vescovi, definì "frociaggine" il concentrato di candidati omosessuali nei seminari. Giusto il concetto, sbagliato il modo.
"Qualche parolaccia può scappare", ha commentato un vescovo. Ma se la parolaccia del cardinale Prefetto, lascia il tempo che trova (e si potrebbe giustificare, detta da un uomo che fino a qualche mese fa lavorava all'estero prima di approdare, con una carriera fulminante, a Roma), lo scivolone di Francesco nasconde qualche insidia in più.
Di certo il Papa, che si è scusato per l'espressione, non è arrivato ieri a Roma, città che frequentava anche da cardinale molto prima della sua elezione a vescovo dell'Urbe. L'espressione del Paoa crea un danno di immagine, danno pastorale oltre che diplomatico.
Pastorale. Dopo aver "aperto ai gay", come in maniera naif hanno scritto i giornali, ora si ritrova (incidentalmente e involontariamente) a insultarli. Fosse pure per risultare più "umano", e più "alla mano", più al passo coi tempi e meno indietrista. Cosa raccontiamo ora ai vari James Martin e amici e colleghi italiani che portano avanti la depeccatizzazione dell'omosessualità? ("Basta considerarla un peccato!").
Diplomatico. Ora potrebbero accusarlo di essere amico di Orban. Ma il Papa, si sa e non ne fa mistero, non ama i leader (ne i cardinali) conservatori. Potrebbero accusarlo di machismo ma anche lui, nel suo piccolo, ha dichiarato guerra al maschio promettendo di "smaschillizzare" la Chiesa, in altre parole di "femminilizzarla". Deluse quindi le istanze progressiste di chi vedeva in Francesco il motore per una modernizzazione della Chiesa.
Cosa sarebbe successo, infine, se fosse passata la legge Zan in Italia? Avremmo oggi il primo Papa indagato per reato di omofobia?
Dopo aver deluso le speranze delle teologhe, ora la schiera dei delusi (tra i sostenitori!) potrebbe allargarsi ulteriormente. Sia dentro la Chiesa che nella società, dove il Papa godeva di una immagine pop che, fino ad oggi, sembrava inscalfibile.
Per non parlare di quei (tanti o pochi, ma l'opinione, anche del Papa, è che siano molti) seminaristi, sacerdoti e vescovi (forse alcuni presenti) che si sono sentiti offesi nel loro intimo perché additati con un dispregiativo proprio da colui in cui riponevano le loro speranze.
Il tema è delicato. Ma di certo un certo tipo di linguaggio non aiuta alla comprensione, visto che la confusione regna sovrana anche con l'uso del linguaggio più forbito e diplomatico possibile.
Di certo tra le caxxate di Fernández e le frociaggini di Francesco, il vaticano sta diventando un posto vietato ai minori. Fortunatamente non è partita nessuna parolaccia durante la Giornata Mondiale dei Bambini.
Nel frattempo sui social è scattata l'ironia con video, vignette e fotomontaggi a tema.
Nessun commento:
Posta un commento
Il tuo commento