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27 febbraio 2024

Il pressing per abolire il celibato dei preti cresce, dagli Usa parte la campagna


Franca Giansoldati (Il Messaggero) - Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI la discussione sui sacerdoti sposati era vietatissima. Un tabù assoluto. Ogni tanto qualche cardinale osava avanzare sommessamente la questione facendo presente i pro e i contro ma veniva sempre tacitato (e redarguito). Benedetto XVI persino da emerito, in concomitanza con il Sinodo sull'Amazzonia in cui lateralmente era affiorato l'argomento (dei viri probati) aveva sentito l'obbligo di intervenire con tutto il suo peso intellettuale e morale per stroncare, attraverso uno scritto, la discussione. Fu l'ennesimo macigno sopra. 

Morto però il grande teologo bavarese Papa Francesco si è sentito decisamente più libero e meno vincolato. Allo stesso modo tutta la parte della gerarchia che coltiva la medesima visione liberal e progressista, in vista della seconda e definitiva sessione del Sinodo sulla Sinodalità che si terrà in autunno, ha alzato il tiro. «Permettere ai sacerdoti di sposarsi per la Chiesa cattolica è ormai una questione se avremo o meno l'eucaristia in futuro. All'Ultima Cena, Gesù disse: “Fai questo in memoria di me”. Non ha detto: “Sii celibe». In varie parti del mondo ha preso così quota la discussione. 

Negli Stati Uniti ad aprire ufficialmente il dibattito è uno dei gesuiti più autorevoli, padre Thomas Reese che ha affidato al portale Religion News Service una lunga disamina per evidenziarne l'urgenza [CONTINUA

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