Matteo Matzuzzi (Il Foglio) - Se il piano era di garantire al pontificato di Papa Bergoglio un'eredità all'insegna della continuità, il sospetto è che si vada nella direzione opposta.
La mossa del cardinale Fernández ha dato un’ulteriore scossa alla Chiesa, alimentando la confusione in una situazione già tesa, fra la spinta della Conferenza episcopale tedesca da una parte e le resistenze dei vescovi statunitensi dall’altra, ciascuna delle due parti con episcopati-satellite che – più o meno silenziosamente – tifano per la vittoria del proprio gruppo
Roma. In attesa del prossimo “importante” documento del dicastero per la Dottrina della fede annunciato in una nuova intervista dal cardinale Víctor Manuel Fernández – “sulla dignità umana che non include solo questioni sociali, ma anche una forte critica alle questioni morali come il cambiamento di sesso, la maternità surrogata, le ideologie di genere” –, la questione aperta da Fiducia supplicans e dal suo repentino “chiarimento” è ancora al centro del dibattito ecclesiale. Al di fuori delle mura vaticane ma, ed è quel che conta soprattutto, al loro interno. Non è possibile derubricare la vicenda a errore di comunicazione né farla rientrare nel “consueto” argomentare antibergogliano. Fiducia supplicans è il primo documento approvato da un Pontefice rigettato pubblicamente dagli episcopati di un intero continente. E lo stesso cardinale segretario di stato, Pietro Parolin, che pure ha ricordato come la Chiesa sempre si aggiorni perché “è attenta ai segni dei tempi ma deve essere fedele al Vangelo”, ha sottolineato le “forti reazioni” alla Dichiarazione che portano a ritenere che “ci vorranno ulteriori approfondimenti”. [CONTINUA]
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