Andrea Gagliarducci (Korazym)– Nella scorsa settimana, Papa Francesco ha promulgato altre tre leggi di riforma, ciascuna per decisione papale. Nel gergo tecnico del governo della Chiesa, questi atti si chiamano litterae apostolicae motu proprio datae (Lettere apostoliche date di propria iniziativa [del legislatore]) o Motu proprio in breve. Si aggiungono alla raccolta di oltre 70 Motu proprio pubblicati in dieci anni del suo pontificato.
I Motu proprio generalmente vengono utilizzati per legiferare rapidamente. Riforme più importanti e leggi più radicali di solito richiedono mezzi diversi, e storicamente sono state realizzate attraverso documenti più ampi, scrupolosamente sviluppati in consultazione profonda con gli uffici specializzati della Curia Romana.
Le ragioni del procedere in questo modo sono molteplici, ma tutte convergono sull’obiettivo di sviluppare il diritto della Chiesa in un modo che sia allo stesso tempo coerente con la visione del Papa regnante su come dovrebbero essere le cose e anche restare in linea con il diritto canonico e la tradizione precedente. Questa procedura storicamente collaudata contribuisce inoltre a conferire un carattere definitivo alle riforme più importanti, riducendo al minimo la necessità di una revisione a posteriori. [CONTINUA]
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