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24 novembre 2025

Il mariologo Salvatore M. Perrella critico sul documento "Mater Populi Fidelis"


InfoVaticana - Il noto mariologo italiano Salvatore M. Perrella, una delle voci più autorevoli negli studi contemporanei sulla Vergine Maria, ha offerto una lettura critica della Nota Mater Populi Fidelis , pubblicata dal Dicastero per la Dottrina della Fede. In un'ampia intervista all'emittente svizzera RAI, il teologo avverte che il documento interpreta la mariologia in una prospettiva "eccessivamente cristologica" ed è "troppo dipendente" dalla prospettiva di Papa Francesco, tralasciando dimensioni essenziali per comprendere il posto di Maria nell'economia della salvezza.

Secondo Perrella, la Nota dottrinale "apre dibattiti necessari", ma rivela gravi squilibri interni. A suo avviso, il testo praticamente elimina le dimensioni ecclesiologica, antropologica, trinitaria e simbolica della mariologia, trattandola unicamente da una prospettiva funzionale a Cristo. Questa carenza, afferma, impoverisce la comprensione della tradizione e ostacola l'offerta di una visione complessiva della fede.

L'importanza della memoria dottrinale: un vuoto che indebolisce la Nota

Perrella sottolinea che la spiegazione magisteriale della cooperazione di Maria all'opera della redenzione dovrebbe basarsi sugli sviluppi dottrinali successivi alla proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, in cui teologi e papi – da Leone XIII a Pio XII – hanno riconosciuto Maria come frutto della misericordia divina e soggetto di missione all'interno del piano di salvezza. Tuttavia, ritiene che il nuovo documento non rifletta adeguatamente questa evoluzione né il contesto storico che la sostiene.

Il titolo “Corredentrice”: tradizione, sfumature e riduzionismi

Uno dei punti centrali dell'intervista è la critica all'uso del titolo "Corredentrice". Perrella è critico nei confronti del termine, pur riconoscendone la presenza nell'insegnamento postconciliare, soprattutto sotto San Giovanni Paolo II, che utilizzò sia il titolo che espressioni equivalenti. "Come teologo, non posso ignorarlo", afferma.

Tuttavia, egli condanna il modo in cui la Mater Populi Fidelis liquida il titolo basandosi esclusivamente sulle affermazioni di Francesco, senza confrontarsi con la tradizione teologica e magisteriale precedente. Il mariologo ricorda che la Lumen Gentium ha optato per un metodo intelligente: accogliere il vocabolario precedente senza assolutizzarlo o ripudiarlo. A suo avviso, la Nota della DDF fa esattamente il contrario: stigmatizza alcune espressioni tradizionali senza offrire alternative dottrinalmente più solide.


Sproporzionata preoccupazione ecumenica e perdita della “sobrietas” romana

Un altro aspetto che Perrella sottolinea è la preoccupazione ecumenica, che considera legittima ma sproporzionata. A suo avviso, la Nota sacrifica la profondità dottrinale per evitare tensioni con altre confessioni cristiane, cosa che definisce "un passo falso". Aggiunge che il testo soffre di eccessiva lunghezza e di una mancanza di sobrietas , tratto distintivo del Magistero romano tradizionale.

Un argomento incoerente: spiegazioni eccessive?

In particolare, il teologo critica il ragionamento del paragrafo 22, dove il Dicastero sostiene che un titolo che richiede troppa spiegazione catechetica perde la sua utilità. Perrella ritiene questa logica insostenibile, poiché secondo quel criterio andrebbero abbandonati anche titoli essenziali come "Madre di Dio", "Immacolata" o "Madre della Chiesa", che richiedono tutti un'ampia elaborazione teologica. "Questo è precisamente il compito della teologia e della catechesi", afferma. [CONTINUA]

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