25 agosto 2025

Papa Leone e la nuova geografia della Chiesa


Andrea Gagliarducci (Korazym) - Oltre un milione di persone hanno partecipato al Giubileo dei Giovani a Tor Vergata, a Roma, il primo raduno così numeroso dall’elezione di Papa Leone XIV. Non ha mancato l’appuntamento con i giovani: è andato a salutarli all’inizio del Giubileo, chiedendo loro di pregare per la pace; si è recato a Tor Vergata desideroso di stare con loro e di portare un messaggio.

A Papa Leone XIV manca il carisma accattivante di San Giovanni Paolo II e il fascino di Papa Francesco. Ma non è nemmeno un Papa Benedetto XVI, dal quale ha ereditato parte della sua presenza pacata, ma non la sua timidezza. L’incontro con i giovani è stato un test interessante, per comprendere il nuovo pontificato e i messaggi che vuole trasmettere.

La sera della Veglia, Il Papa ha portato personalmente la croce, tra i giovani.

Nell’omelia della Messa del Giubileo dei Giovani, Leone XIV ha trasmesso un messaggio di speranza Cristiana. Ha affermato, che non siamo fatti «non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore. E così aspiriamo continuamente a un “di più” che nessuna realtà creata ci può dare; sentiamo una sete grande e bruciante a tal punto, che nessuna bevanda di questo mondo la può estinguere. Di fronte ad essa, non inganniamo il nostro cuore, cercando di spegnerla con surrogati inefficaci! Ascoltiamola, piuttosto! Facciamone uno sgabello su cui salire per affacciarci, come bambini, in punta di piedi, alla finestra dell’incontro con Dio».

Il Giubileo dei Giovani, tuttavia, ha rappresentato anche un momento di svolta nel pontificato di Leone XIV, poiché ha segnato la fine dei primi cento giorni del suo regno. Non ci sono ancora decisioni governative, che ci permettano di comprendere la direzione che prenderà l’opera del nuovo Papa. Ma ci sono indicazioni abbastanza concrete sulla direzione, che si prefigge il suo pontificato e sull’ambiente in cui si sta sviluppando.

La prima indicazione è che sarà un pontificato moderno. Moderno non nel senso di modernista, ma moderno nel senso che è un pontificato frutto di un ricambio generazionale e anche di un cambiamento geografico.

Leone XIV non è solo il primo Papa di una nuova generazione, che non ha vissuto direttamente gli anni del Concilio Vaticano II. È anche il primo Papa a emergere da un conclave globale e globalizzato, dove la lingua franca non era più il latino e l’italiano, ma l’inglese.

Questa è stata una delle conseguenze involontarie delle decisioni di Papa Francesco. Aveva deciso di internazionalizzare il Collegio cardinalizio e di modificarne i criteri di selezione. Con Papa Francesco, non ci sono più sedi cardinalizie, ma profili personali. In molti casi, ha pescato nei luoghi più remoti del mondo, puramente per motivi di rappresentanza.

È così che è avvenuto il ricambio generazionale. Molti dei nuovi cardinali non solo non avevano alcuna esperienza nella Curia romana, ma non avevano nemmeno studiato a Roma. In generale, molti di loro provenivano dal mondo anglofono, o almeno maneggiano l’inglese come seconda lingua meglio dell’italiano, se parlano italiano.

I Cardinali Charles Maung Bo del Myanmar, William Goh Seng Chye di Singapore e Soane Patita Paini Mafi di Tonga sono esempi di questo tipo. Ma anche laddove si ha una buona conoscenza dell’italiano, molti cardinali preferiscono esprimersi in inglese quando devono parlare ufficialmente, come nel caso del Cardinale Jean-Claude Hollerich del Lussemburgo.

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