08 luglio 2025

Traditionis Custodes alla prova della verità. Ma il Vaticano minimizza.


Il divieto imposto nel 2021 da Papa Francesco alla Messa in Latino secondo il rito romano (pre conciliare) fu motivato dal Pontefice argentino da una presunta pressante richiesta da parte dei vescovi di tutto il mondo. Ora alcuni scottanti documenti mettono in imbarazzo il Vaticano e lo staff di papa Bergoglio. 

I documenti sono stati pubblicati il 1° luglio dalla giornalista e vaticanista Diane Montagna. Alla richiesta di spiegazioni che risolvano i dubbi e chiariscano la situazione il portavoce vaticano rifiuta di rispondere alludendo a documenti e consultazioni non pubblicate. Il Vaticano dunque minimizza i documenti emersi senza fornire ulteriori spiegazioni e parlando di "ricostruzione parziale e incompleta". 

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Franca Giansoldati (Il Messaggero) - Vaticano, affiora il "complotto" del divieto alla messa in latino: il documento pubblicato da una giornalista americana. 

I documenti che sono affiorati in questi giorni e che dimostrano che tante cose continuano a non quadrare, riguardano una consultazione riservata che venne fatta nel 2020 tra i vescovi e promossa dal Vaticano. 

Dietro le limitazioni alla messa in latino decise quattro anni fa da Papa Francesco si nasconderebbe una specie di complotto. E' stata una giornalista americana, Diane Montagna a dimostrare – carte alla mano – che in Vaticano si sarebbe consumata una cospirazione ai danni dell'ala conservatrice della Chiesa – quella che per intenderci desidera continuare a celebrare la messa in latino secondo il messale del 1962. In pratica Papa Francesco in quel frangente fu portato a firmare il contestatissimo Motu Proprio, Traditionis Custodes, con il quale fu quasi messa al bando la liturgia tradizionale spazzando via il cammino di 'normalizzazione' fatto da Benedetto XVI a partire dal 2007. I documenti che sono affiorati in questi giorni e che dimostrano che tante cose continuano a non quadrare, riguardano una consultazione riservata che venne fatta nel 2020 tra i vescovi e promossa dal Vaticano. Le risposte fornite sono stupefacenti: contrariamente a quello che si immagina la stragrande maggioranza dei vescovi si era espressa a favore della messa in latino nelle proprie diocesi, spiegando che la normalizzazione avviata da Ratzinger era da considerarsi una cosa sostanzialmente positiva.

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